Era difeso dagli avvocati Salvino Caputo e Francesca Fucaloro
PALERMO, 21 gennaio ''Dopo due ore di Camera di Consiglio e cinque anni di indagine Elabed Kamel e' stato assolto dal reato di omicidio, aggravato dai futili motivi, per non avere commesso il fatto. La Corte di Assise di Palermo, presieduta da Fabio Marino, ha emesso la sentenza".
Lo rendono noto Salvino Caputo e Francesca Fucaloro, i difensori di Elabed Kamel, un tunisino residente nel quartiere Zen di Palermo, accusato dell'omicidio di Salvatore Saffina, un fruttivendolo del rione, il cui cadavere semi carbonizzato fu ritrovato nel gennaio del 2007 a nelle campagne di Partinico.
Il pubblico ministero Carlo Lenzi aveva chiesto nella precedente udienza la condanna all'ergastolo vista la gravita del fatto e le numerose aggravanti contestate. Il 19 gennaio del 2007 Saffina, mentre era intento a parcheggiare l'auto davanti l'abitazione in via Fausto Coppi, fu sequestrato da ignoti. L'indomani mattina i carabinieri trovarono il cadavere di un uomo, nelle campagne di Partinico, semicarbonizzato dopo essere stato strangolato con un cappio. Gli investigatori indirizzarono subito le indagini nei confronti di Kamel, perche' in possesso di una vettura simile a quella notata dai familiari nei pressi della abitazione di Saffina, pochi minuti prima della scomparsa.
Fu seguita la pista passionale in quanto la vittima aveva intrattenuto una relazione extraconiugale con la moglie dell'imputato. "La prova della totale estraneita' di Kamel - spiegano i legali - e' stata fornita dall'esito delle investigazioni scientifiche: l'assenza di impronte digitali e di accertamenti biologici e il confronto del Dna prelevato dal cadavere di Saffina con i reperti trovati nella macchina di Kamel hanno fornito la conferma della estraneita' dell'imputato. Si chiude dopo oltre 5 anni - concludono Caputo e Fucaloro - un processo che sin dall'inizio era apparso semplicemente indiziario, mentre erano ben altre le risultanze investigative che dovevano essere accertate dagli investigatori".