Cimitero ''degli orrori'' di San Martino, l’abbazia ammessa tra le parti civili nel processo

È stata considerata parte lesa dal collegio giudicante

MONREALE, 29 novembre – L’Abbazia di San Martino delle Scale è stata ammessa come parte civile nel processo relativo al cosiddetto “cimitero degli orrori” della frazione, che vede coinvolti 14 imputati per la vicenda delle presunte manipolazioni delle sepolture.

A stabilirlo è stato il collegio, presieduto dal giudice Sergio Ziino, che ha accolto la richiesta dell’avvocato Michele Pivetti Gagliardi, che assiste il monastero, ed ha ammesso l’Abbazia tra le parti civili assieme al Comune di Monreale. Ne dà notizia oggi il Giornale di Sicilia con un articolo a firma di Fabio Geraci.
L’abbazia è stata esclusa da qualsiasi responsabilità sulla vicenda cimitero di San Martino delle Scale tanto più che l’inchiesta era scaturita proprio dalla denuncia dell’abate che, non appena si era reso conto di quanto stava accadendo, aveva avvertito i carabinieri.

Responsabilità civile, invece, al momento riconosciuta per l’Asp 6, che pur non avendo commesso il reato oggetto del processo sarebbe tenuta per legge a risarcire gli eventuali danni ricollegabili a esso. La prossima udienza è stata fissata per il 22 dicembre.

A giudizio Giovanni Messina, prosciolto dai reati più pesanti di estorsione e truffa aggravate, nonché di appropriazione indebita: secondo l’accusa sarebbe lui a capo della presunta associazione a delinquere che nel cimitero si sarebbe macchiata di vilipendio dei cadaveri e delle tombe, occultamento, soppressione e sottrazione di cadavere. Con Messina a processo anche i suoi parenti coinvolti nell’impresa di famiglia e i suoi collaboratori: la moglie Erminia Morbini; il figlio, Salvatore Salvo Messina; la figlia Gioacchina Messina; il nipote Salvatore Salvuccio Messina; la nipote Rosalia Vitrano; l’operaio Antonino Tony Campanella, Salvatore Nasone Messina, Luigi Messina, Benedetto Messina, Salvatore Cesare Messina, e i medici dell’Asp Michele Amato, Salvatore Ciofalo e Francesco Paolo Sutera.