Tracce di sangue riconducibili a Roberta Siragusa, 17enne uccisa lo scorso 24 gennaio, sono state ritrovate in più punti
CACCAMO, 23 aprile – Un lavandino della casa di Pietro Morreale e il freno a mano della Fiat Punto che quest’ultimo ha utilizzato per i suoi spostamenti nella notte tra sabato 23 e domenica 24 gennaio: questi i due luoghi in cui sono state rinvenute delle tracce ematiche riconducibili a Roberta Siragusa, 17enne vittima di femminicidio per cui il maggiore indiziato è Morreale, il suo fidanzato.
Gli inquirenti hanno trovato anche, presso il campo sportivo che sarebbe stato la tappa conclusiva della vita della vittima, resti di bottiglie in cui probabilmente era contenuta della benzina.
L’esame autoptico, effettuato a Messina, aveva individuato nell’asfissia la causa della morte della giovane. Era emersa anche una grande ferita sul cranio, che aveva generato ipotesi sulle dinamiche non ancora del tutto accertate sull’assassinio: probabilmente Roberta è stata colpita alla testa, stordita e data alle fiamme. Il suo corpo è stato ritrovato la mattina seguente, parzialmente bruciato, su un dirupo del Monte San Calogero.
Il silenzio di Morreale e i tentativi di depistaggio non lasciano comunque dubbi sul fatto che Roberta sia stata uccisa in un luogo diverso da quello in cui è stata ritrovata: l’omicidio sarebbe stato messo in atto nel campo sportivo e il corpo sarebbe stato successivamente caricato sulla Fiat Punto, per poi essere abbandonato a circa duecento metri dalla casa di Roberta. A testimoniare i molteplici spostamenti dell’imputato sono state le riprese delle telecamere di sorveglianza, poste all’esterno delle abitazioni circostanti. La Procura di Termini Imerese non esclude il coinvolgimento di una seconda persona nel delitto, ma attualmente solo Morreale si trova in carcere.