La Cassazione e la Corte d’Appello danno ragione al comune: dall’Amat arrivano a Monreale 2,3 milioni di euro
Decisiva in entrambi i casi a “carenza di contratto”
MONREALE, 18 luglio – Si conclude con un secco 2-0 per Monreale l’ultima tranche di contenziosi tra il Comune normanno e l’Amat. Una partita, ormai, lunga più di vent’anni, giocata a suon di sentenze e di carte bollate. Una partita, soprattutto, che, in virtù di quest’ultimo risultato, porterà nelle casse municipali circa 2,3 milioni di euro.
A giocarla è stato, ancora una volta, l’avvocato Mimmo Rizzuto, che – alla luce dei risultati ottenuti – si conferma, ancora una volta, un vero e proprio incubo per la municipalizzata palermitana dei trasporti. Ossigeno allo stato puro, quindi, per le casse municipali, che – come è noto – non versano di certo in stato di floridità.
Il primo pronunciamento, da circa due milioni di euro, lo ha decretato la Corte di Cassazione, che, sulla scorta di ciò che già avevano stabilito i precedenti due gradi di giudizio, ha dato ragione al Comune di Monreale relativamente ad un contenzioso nato per prestazioni fornite dall’Amat nel periodo 2002-2004. In quel caso l’azienda di via Roccazzo aveva ottenuto dal tribunale un decreto ingiuntivo, vantando crediti per 1,9 milioni di euro. Erano tempi in cui il servizio di trasporto pubblico tra Palermo e Monreale veniva effettuato in virtù dei buoni uffici della prefettura, nelle cui stanze si tenevano i tavoli di trattativa soprattutto sul “quantum debeatur”, cioè sull’esatto ammontare del costo del servizio, argomento sul quale i due enti non hanno mai trovato una sintesi, fino a quando la questione non arrivò nelle aule di tribunale, dal momento che l’Amat reclamava un “indebito arricchimento” del Comune. In quella sede, però, come ha fatto osservare il legale del Comune, è emerso che il servizio fu prestato “in assenza di contratto” e quindi, proprio per questo motivo, il credito (a questo punto “presunto” dell’azienda di via Roccazzo) non poteva essere vantato. Il servizio, in pratica, era stato garantito solo “de facto”.Solo su 300 mila euro circa dell’intero importo, per la verità, il giudice aveva riconosciuto la legittimità, ma non sul resto della cifra, pari a circa 1,7 milioni di euro, che adesso, quindi l’Amat dovrà restituire al Comune assieme gli interessi legali fin qui maturati, per un ammontare, appunto, di circa 2 milioni di euro.
L’altra controversia, invece, riguarda la sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello e relativa ai rapporti tra i due enti tra il 1986 ed il ’95. In quel caso, al contrario, sempre in assenza di contratto, il Comune pagava per evitare che il rapporto si interrompesse. Fino a quando nel 2008, sotto l’amministrazione di Toti Gullo, affidandosi sempre all’avvocato Rizzuto, non decise di avviare l’azione legale.
In questo caso, i giudici di secondo grado hanno dato ragione al Comune poiché, prudentemente, i mandati di pagamento degli uffici municipali all’azienda recavano la opportuna clausola del cosiddetto “animo di rivalsa”. Il Comune, in parole povere, non pagava a titolo satisfattivo, ma provvisorio, in attesa che la trattativa andasse a buon fine. Cosa che non è stata, così come dimostra il contenzioso.
Questa seconda sentenza, in via teorica (ma di difficile attuazione), potrebbe essere impugnata dall’Amat in Cassazione ed in questo caso l’azienda potrebbe chiedere la sospensiva del pagamento di circa 300 mila euro che, invece, in caso si rinuncia all’azione, sarebbe tenuta a pagare.
"La mia vita professionale si è spesa prevalentemente in difesa dell'Ente – afferma soddisfatto l’avvocato Rizzuto – e sono fiero che proprio nel periodo conclusivo della mia carriera arrivino i più bei successi professionali a beneficio del Comune che ho rappresentato in centinaia di contenziosi innanzi diversi organi giurisdizionali. Si conclude con l'Amat una lunga storia giudiziaria durata oltre venti anni che, aldilà del risultato raggiunto, è stata per me un incomparabile motivo per l'approfondimento di cognizioni giuridiche nel settore civile ed amministrativo.
Con la sentenza della Cassazione e quella della Corte di Appello di Palermo è stata premiata, anche, la caparbietà dell'ex funzionario dirigente il servizio legale, Giancarlo Li Vecchi e dell'amministrazione Gulllo, che hanno creduto a suo tempo nella bontà delle mie argomentazioni in ordine alla pretesa creditoria dell'Ente ed in tale ottica hanno consentito ed autorizzato la proposizione delle due azioni legali. Ringrazio ancora una volta le amministrazioni che si sono succedute nel tempo e l'intera collettività per la stima che hanno da sempre riposto nella mia persona".
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