"La Cassa Rurale era guidata da gente perbene"
MONREALE, 1 luglio – «Quello che ha affermato adesso la Prima Sezione della Corte d'Appello di Palermo, che, cioè, non c'era alcuna infiltrazione mafiosa all'interno della Cassa Rurale ed Artigiana di Monreale, io l'ho sostenuto in un'aula di tribunale più di quindici anni fa».
Così il sindaco di Monreale, Filippo Di Matteo commenta il pronunciamento del Tribunale di secondo grado in merito ai presunti collegamenti tra Cosa Nostra e l’Istituto di credito monrealese, che sono stati ampiamente confutati.
«E’ la riprova che quella fu una vergognosa operazione politica – dice ancora il primo cittadino – mirante ad accaparrarsi una banca che svolgeva il suo compito egregiamente. A quel tempo ero l’avvocato di alcuni personaggi coinvolti e notai subito, dicendolo, che il piano era teso ad un gioco politico evidente. La Cassa Rurale era guidata da gente perbene, che ha pagato sul piano personale ed in termini economici, d’immagine ed anche di salute quell’insieme di accuse, che oggi, ancora una volta, si sono rivelate del tutto infondate.
Come sindaco di Monreale ed avvocato sono felice che si sia fatta luce su questa vicenda, ma allo stesso tempo amareggiato perché ci si è trovati in presenza di un’azione che ha mortificato i monrealesi ed ha distrutto l’economia della nostra cittadina».