Era stato protagonista di un’aggressione ai danni di “concorrenti” bengalesi i via Torres
PALERMO, 23 gennaio – Lesioni sì, ma estorsione no. Si è pronunciata così la quinta sezione penale del tribunale di Palermo, presieduta da Luisa Anna Cattina, che ha condannato ad un anno e 4 mesi Massimiliano Salvia, 39 anni monrealese, protagonista due anni fa, assieme al fratello Salvatore di una violenta lite in via Torres con dei concorrenti bengalesi.
Salvatore, invece, protagonista di altre traversie, era stato precedentemente dichiarato incapace di intendere e di volere. E per questo la sua posizione si era staccata da quella del fratello, oggi condannato.
Per Massimiliano, assistito dall’avvocato Alessandro Musso, però, la sentenza è stata molto più mite rispetto alle richieste dell’accusa che aveva chiesto 6 anni e 8 mesi. Per applicare questo “sconto” il giudice ha accolto le testi della difesa, che ha escluso la sussistenza dell’estorsione e del danneggiamento seguito da incendio. Su questi fatti, peraltro, non sono state raggiunte le prove necessarie per un’eventuale condanna. Con la sentenza è stata revocata anche la misura interdittiva imposta al maggiore dei due Salvia, il divieto di avvicinarsi alla via Torres, teatro della maxizuffa, in cui lavorano ancora i bengalesi, che, essendosi costituiti parte civile, assistiti dall’avvocato Mario Caputo saranno adesso risarciti in sede civile.
La vicenda risale ai primi giorni di febbraio del 2015 ed è legata a una contesa per occupare la scalinata di via Torres. I carabinieri di Monreale erano dovuti intervenire, arrestando i Salvia, che erano stati reclusi per circa un anno, dopo che questi, proprietari di una bancarella di souvenir, bigiotteria e abbigliamento, avevano litigato più di una volta con i migranti: ci sarebbero stati aggressioni fisiche e percosse, ma anche lanci di pietre e colpi di bastone, oltre a oscenità rivolte alle donne in assenza dei mariti. E poi di notte fu appiccato il fuoco alle bancarelle.
Le scalinate erano state al centro di un’aspra contesa tra i fratelli e i bengalesi. Ai Salvia la merce era stata più volte sequestrata ma i due non avevano mai rinunciato alla loro postazione. Avrebbero poi cercato di imporre il loro monopolio sul commercio ambulante e per questo erano stati accusati di estorsione. Ma questa imputazione è caduta.
(fonte: Giornale di Sicilia)