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Andrea Di Matteo

Altofonte, la Guardia di Finanza confisca la società di Andrea Di Matteo

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

Il valore ammonta a circa di 4,5 milioni di euro

ALTOFONTE, 7 marzo – I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo hanno sottoposto a confisca una società operante nel settore degli scavi e delle costruzioni con sede ad Altofonte, riconducibile a Andrea Di Matteo, del valore di circa 4,5 milioni di euro. Il provvedimento è stato disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, a conclusione dell’iter successivo al sequestro operato nei confronti dell’interessato nel 2014.

All’epoca, gli accertamenti svolti dal G.I.C.O. avevano permesso di dimostrare la pericolosità di Di Matteo. Questi, era stato tratto in arresto nel 2010 con l’accusa di aver fatto parte della famiglia mafiosa di “San Giuseppe Jato – Altofonte”, all’interno della quale svolgeva, in particolare, il ruolo di tramite per la trasmissione di messaggi tra i componenti del sodalizio e il latitante Domenico Raccuglia, al quale Di Matteo stesso aveva anche fornito denaro e ospitalità.

In appello, Di Matteo è stato assolto dall’accusa di associazione mafiosa, ma la stessa sentenza della Corte aveva sottolineato come i colloqui intercettati tra lo stesso ed alcuni imprenditori, nonché le dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Michelangelo Camarda, Giuseppe La Rosa, Nicolò Lazio e Domenico La Barbera, dimostrassero che Di Matteo aveva svolto il ruolo di tramite con il capomafia Domenico Raccuglia e di “collettore” delle estorsioni ad Altofonte.

Alla luce di tali elementi e al termine degli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle palermitane, il Tribunale di Palermo aveva quindi ritenuto sussistente la pericolosità sociale di Di Matteo, disponendo, nel 2014, il sequestro della “NU.S.E CO. S.R.L.” (Nuova Scavi e Costruzioni), a lui stesso interamente riconducibile, anche se intestata ad un suo prestanome. Con la confisca dell’intero capitale sociale dell’impresa, il procedimento di prevenzione è ora giunto al suo termine.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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