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Indagine Ato Palermo 2: nessuna istigazione alla corruzione, prosciolto il sindaco Piero Capizzi

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

“Un provvedimento che mi restituisce serenità, il tempo è galantuomo”

MONREALE, 13 ottobre – La Procura della Repubblica di Palermo ha archiviato l’indagine a carico del sindaco di Monreale, Piero Capizzi che era indagato per istigazione alla corruzione nell’ambito di una maxi inchiesta relativa all’ex Ato Palermo 2.

A comunicarlo è stato lo stesso primo cittadino nel corso della seduta consiliare odierna. Il provvedimento di archiviazione, risalente al 27 settembre scorso, è stato firmato dal Gip del tribunale di Palermo Walter Turturici, che ha accolto la richiesta di archiviazione del pm titolare dell’indagine Enrico Bologna che, evidentemente, non ha riscontrato concretezza nell’ipotesi accusatoria a carico del sindaco.

La vicenda che riguardava Capizzi, facente parte – come detto – di un’indagine molto più ampia a seguito della quale erano stati spiccati 53 avvisi di garanzia, era legata ad un episodio verificatosi il 20 dicembre del 2013. In quella data l’attuale primo cittadino, ai tempi consigliere comunale, conversando con una cittadina di Monreale, D.L.B., che lavorava in un esercizio commerciale del centro cittadino (anche lei indagata ed anche lei adesso prosciolta), raccolse le sue lamentele per un servizio di spazzamento che lasciava molto a desiderare nella zona di via Epifanio. La donna, al riguardo, avrebbe chiesto a Capizzi, allora consigliere comunale, di occuparsi della vicenda. Lo stesso, quindi, avrebbe chiamato il caposquadra dell’Ato Giuseppe Pupella (la cui posizione, relativamente a questo episodio, è stata anche questa archiviata), chiedendogli un intervento di pulizia nella zona in questione. Pupella, che era intercettato, avrebbe risposto di essere a conoscenza della problematica, affermando che avrebbe effettuato il servizio e che sarebbe andato sul posto per mangiare il panettone e bere lo spumante, considerato che il periodo era quello natalizio.

Tutto ciò per la Procura avrebbe fatto configurare i reati che erano stati contestati al sindaco. Archiviando la posizione di Capizzi, però (stralciata da quella degli altri indagati), la Procura stessa ha riscontrato che non c’era il carattere della serietà nella conversazione “incriminata”, propendendo, quindi, per l’infondatezza della notizia di reato. Qualche giorno dopo il sindaco, assistito dal suo legale, Giuseppe Botta era stato interrogato, chiarendo la sua posizione.

“Un provvedimento che mi restituisce serenità – ha detto il primo cittadino, che al momento della notifica dell’avviso di garanzia non aveva escluso l’ipotesi di dimissioni in caso di rinvio a giudizio – e che mette fine ad una vicenda con la quale ho dovuto convivere come con una spada di Damocle, pur sapendo di avere sempre agito nel rispetto delle regole e nell’interesse dei cittadini. Non nascondo, proprio per questo motivo, di aver vissuto momenti di inquietudine, che però, adesso sono terminati, poiché il tempo è galantuomo, come qualcuno ha ricordato, attribuendo però alla frase ben altro significato. Ho avuto sempre grande rispetto e piena fiducia nell’operato della magistratura che ringrazio per la solerzia con cui ha agito, riabilitando in tempi brevi la mia figura personale, professionale e politica. Ringrazio tutti coloro che mi hanno espresso solidarietà, ma non a coloro che, invece, hanno deliberatamente voluto compiere dei meri atti di sciacallaggio”.

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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