
Si è concluso dopo cinque anni il processo a carico di Giuseppe Lo Iacono e Saverio Romanotto
MONREALE, 5 aprile – Quei cani vivevano in ambienti angusti, ma non ci furono maltrattamenti o sevizie agli animali, che, fortunatamente, godevano di ottima salute. Per questo sono stati assolti, dopo quattro anni due monrealesi che erano finiti sotto processo.
Il giudice Gabriella Natale, appartenente alla 2ª sezione penale del tribunale di Palermo, ha respinto gli addebiti che erano stato mossi a Giuseppe Lo Iacono 63 anni e Saverio Romanotto 48 (entrambi monrealesi), malgrado per questi le richieste del pm erano state di tre anni e quattro mesi di reclusione.
I due, inoltre, assieme a Pietro Romanotto e a Salvatore Lo Iacono, dopo un blitz dei carabinieri di Monreale coadiuvati dai tecnici dell’Enel, erano stati accusati di furto di energia elettrica, accusa che ha visto il solo Pietro Romanotto subire una condanna, dal momento che in sede processuale è stato dimostrato che le abitazioni degli altri tre erano regolarmente approvvigionate elettricamente.
La vicenda nasce a fine aprile del 2011, quando i carabinieri di Monreale avevano effettuato un blitz in contrada Caputello. In quella circostanza i militari, che operavano per scovare chi rubava la corrente elettrica, avevano trovato un canile abusivo, nel quale vivevano ben 42 cani in condizioni ritenute assai anguste. Per questo i militari avevano tratto in arresto Giuseppe Lo Iacono e Saverio Romanotto che erano stati giudicati pure colpevoli del furto di alcuni di quegli animali, successivamente restituiti al legittimo proprietario.
In sede di giudizio, adesso, a favore degli imputati, difesi dagli avvocati Giuseppe Botta e Piero Capizzi, (a parte la questione del furto di energia), è emerso che i cani non erano stati maltrattati, come affermato pure dai veterinari dell’Asp e da una perizia che la difesa ha presentato. Vivevano sì in condizioni anguste (cosa che ha determinato una sanzione da 4.000 euro per Lo Iacono e Romanotto, anche se poi i due hanno provveduto ad apportare delle migliorie al canile), ma godevano di buona salute. Cosa, peraltro, comune quando si tratta di cani da caccia, solitamente molto curati dai loro proprietari per far sì che siano “in forma” durante le battute.
Decaduta, infine, anche l’accusa di furto, poiché i due hanno dimostrato di aver acquistato in buona fede i cani, che al legittimo proprietario non erano stati sottratti, ma che lui aveva smarrito, come ha affermato in sede di giudizio e come hanno ribadito alcuni testimoni.