Picchia la moglie incinta: arrestato dai carabinieri

L'uomo, ubriaco, si è scagliato pure contro i militari

MONREALE, 11 marzo - L'arrivo di due pattuglie dei carabinieri ha posto fine all'incubo vissuto, per ironia della sorte proprio la notte dell'otto marzo, da una giovane incinta di cinque mesi che è stata aggredita dal marito D.L.F. 30enne, residente a Monreale, che è stato immediatamente tratto in arresto.

Era la tarda serata, quando l'uomo disoccupato è rientrato in casa, palesemente ubriaco, e, non appena la moglie gli ha chiesto, dove fosse stato, ha iniziato a picchiarla, provocandole lesioni giudicate guaribili in 3 giorni, davanti agli occhi dei figli, tutti piccolissimi, ma anche della suocera. Quest'ultima è immediatamente intervenuta in difesa della figlia, ma l'uomo non ha esitato a colpire anche l'anziana donna, tanto che ha riportato lesioni giudicate guaribili in 2 giorni.

A quel punto l'uomo, dopo aver rotto con un pugno il portone d'ingresso, si è allontanato sulla strada dove è stato sorpreso dai carabinieri della Stazione di Monreale, mentre stava prelevando un giravite dalla propria autovettura per aggredire nuovamente i familiari.

I militari hanno invitato l'uomo a calmarsi, ma questi, al contrario, ha iniziato a spingere e colpire sulle braccia anche il personale dell'Arma provocandogli lesioni, fino a quando non è stato successivamente bloccato e dichiarato in stato di arresto con l'ausilio anche di altri militari della Compagnia di Monreale giunti prontamente sul posto.

La giovane moglie, inoltre, giunta presso la sede della Compagnia Carabinieri di Monreale ha iniziato a raccontare al personale specializzato nel contrasto ai reati contro i minori e le donne, tutte le sevizie e le angherie subite nel corso degli ultimi tre anni di matrimonio, tanto da far comprendere che i fatti della serata dovessero essere considerati semplicemente l'ultimo anello di una lunga catena di sofferenze.

L'uomo, nel frattempo, è stato tradotto presso la Caserma di Monreale, dove è rimasto fino alle prime luci dell'alba del giorno successivo, quando è stato condotto, come disposto dal Sostituto Procuratore della Repubblica Alessandro Picchi, presso il Tribunale di Palermo, per la celebrazione del processo per direttissima, al termine del quale il giudice ha disposto la sua custodia cautelare in carcere, considerandolo responsabile non solo della resistenza ai militari ma anche di maltrattamenti in famiglia.