Gli inquirenti: l’Ato Palermo 2 un'associazione a delinquere

Più di quattro anni di indagini, nel novembre scorso i primi provvedimenti

MONREALE, 2 marzo - Un sistema complesso, ma ben articolato, che serviva a mettere in atto una serie di illeciti di varia natura: dai furti di carburante, alla falsificazione dei fogli firma per favorire l’assenteismo, al conferimento illecito di rifiuti.

Il tutto mettendo sù una rete di protezione reciproca che serviva a garantirsi vicendevolmente e che non esitava anche ad azioni “persuasive” forti, come l’incendio di una macchina o il taglio delle gomme a chi non si uniformava.
Sullo sfondo l’Ato Palermo 2 e la sua società d’ambito, la Alto Belice Ambiente, fallita nel dicembre del 2014, sotto il peso di milioni di debiti.
Un sistema che ha portato all’emissione di 53 avvisi di garanzia, fra cui – come riportato in un articolo precedente – il sindaco di Monreale, Piero Capizzi, firmati dal pm Enrico Bologna, che ha coordinato le indagini, nate addirittura nel 2011.

Indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Monreale e che in passato hanno portato pure al licenziamento di alcuni dipendenti della società sorpresi in flagrante, proprio dai militari dell’Arma, mentre erano intenti a rubare il carburante dai mezzi mentre si recavano in discarica.
Il filone di indagini che ha portato la Procura della Repubblica a spiccare gli avvisi di garanzia è lo stesso con il quale il 26 novembre scorso i carabinieri di Monreale avevano eseguito sette misure cautelari nei confronti di altrettanti direttivi e dipendenti dell’Alto Belice Ambiente, indagati, a vario titolo, per aver costituito quella che gli investigatori ritengono un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti, truffa aggravata e peculato.

Quello ricostruito dai carabinieri di Monreale è un sistema dalle tante articolazioni che consentiva - secondo la procura - diversi reati. Il filone di indagine più approfondito coinvolge il presunto capo dell'organizzazione, il caposquadra dell’Ato Giuseppe Pupella: è accusato di avere appiccato il fuoco alle autovetture dei colleghi Massimo Greco e Salvatore Bruno e di avere danneggiato gli pneumatici dell'automobile del collega Castrenze Campanella. Pupella avrebbe fatto irruzione nella sede amministrativa della società, nel febbraio 2014, per sottrarre la documentazione relativa ai rifornimenti di carburante degli autocompattatori. Nell’ipotesi di reato di furto di carburante, in cui sarebbero coinvolti in 46, anche i gestori dell'impianto di distribuzione di carburante Q8 posto sulla SS 186 tra Monreale e Pioppo, convenzionato con la Ato Palermo 2: avrebbero partecipato al sistematico furto di carburante dai serbatoi degli autocompattatori della società e avrebbero rilasciato ricevute per pieni di carburante mai effettuato.