Monsignor Miccichè non richiederà l’intervento di Papa Francesco

Gli avvocati del vescovo indagato contro i giornalisti che “spettacolarizzano i processi”

MONREALE, 16 dicembre – Monsignor Francesco Miccichè, ex arcivescovo di Trapani, indagato per appropriazione indebita, malversazione di fondi pubblici, appropriazione indebita e truffa, calunnia e stalking, non avrebbe alcuna intenzione di richiedere l’intervento di Papa Francesco per ottenere la cittadinanza vaticana e sottrarsi alla giustizia italiana.

A renderlo noto l’indomani del rilancio delle ipotesi accusatorie, venute fuori sulle colonne del quotidiano “La Repubblica” Palermo e riprese da numerosi organi di informazione, sono i legali del presule, Francesco Troia e Mario Bernardo.

I legali, con una nota diramata alla stampa, ribadiscono l’estraneità ai fatti contestati a monsignor Miccichè, scagliandosi contro quella che definiscono la “spettacolarizzaizone dei processi”.
“Constatiamo con amarezza - scrivono Troia e Bernardo - che ancora una volta la stampa si è sostituita alla giustizia penale, tradendo la propria funzione , spacciando per verità assodate sia le ipotesi accusatorie della Procura della Repubblica di Trapani, che ad oggi non ha ancora depositato un avviso di conclusione delle indagini preliminari, sia le più sconcertanti fantasie.
In nessun caso il vescovo emerito di Trapani, monignor Miccichè ha richiesto l’intervento del Santo Padre per ottenere la cittadinanza o alcuna forma di asilo per sottrarsi alla giustizia italiana.
Al contrario, come ha già ampiamente dimostrato agli inquirenti, producendo documenti e testimonianze, quindi suggerendo temi di indagine e di approfondimento, è sempre stato pronto a confrontarsi sui fatti per l’accertamento della verità.

In tal senso – prosegue la nota – le strabilianti attribuzioni economiche, che lievitano da giornalista a giornalista, e il patrimonio immobiliare, che cresce di settimana in settimana, nonché le milionarie appropriazioni artistiche sono il frutto di un irresponsabile uso di intuizioni investigative, che presto o tardi saranno smentite.
I processi debbono essere celebrati nelle aule di giustizia, dove difesa ed accusa, nel rispetto delle garanzie di legge, possono fornire ai giudici tutti gli elementi necessari per formare un sereno giudizio.
Sfortunatamente si assiste, ancora una volta, alla cosiddetta “spettacolarizzazione dei processi” dicono ancora i legali – alla gogna mediatica fondata unicamente su inverosimili scoop giornalistici che tentano, invano, di sostituirsi agli Organi Giurisdizionali della Repubblica, tema per il quale, ultimamente, l’Unione delle Camere Penali ha indetto l’astensione dalle udienze per una settimana per sottolineare la scorrettezza e slealtà della stampa in materia di cronaca giudiziaria”.