Quando un cane randagio può costare più di settantamila euro

Conto salato per il Comune dopo la caduta di un ragazzo dallo scooter causata da un animale

MONREALE, 25 novembre – La tibia se la ruppe il ragazzo, ma con le ossa rotte esce il Comune di Monreale, che per un cane randagio che attraversò la strada mentre passava un motociclista in sella ad uno scooter adesso è costretto a sborsare una somma complessiva superiore ai 72 mila euro.

E’ di oggi l’impegno di spesa con cui l’amministrazione comunale mette mano in tasca e tira fuori quasi novemila euro per pagare le spese legali relative alla parcella da liquidare all’avvocato Rosaria Pisciotta alla quale la precedente amministrazione, nel settembre del 2013, aveva conferito l’incarico di patrocinare il Comune nella causa intentata da F.A. un ragazzo che il 24 marzo del 2010, mentre percorreva la circonvallazione con il suo scooter si era visto tagliare la strada da un cane randagio di grossa taglia rovinando a terra.

La somma dovuta all’avvocato Pisciotta si aggiunge al risarcimento riconosciuto alla vittima della caduta, pari 57.518 euro, da considerare quasi un successo, se si pensa che la richiesta del ragazzo, difeso dagli avvocati Salvatore Musotto e Massimiliano Virzì, era di quasi 110 mila euro, cioè circa il doppio di quanto poi effettivamente stabilito dalla sentenza pronunciata dal giudice Giuseppe Rini, appartenente alla terza sezione civile del tribunale di Palermo. L'ultima cifra da aggiungere è quella delle spese legali, che ammontano a circa 5.800 euro.

Il fatto, come detto, avvenne il 24 marzo 2010, poco dopo le 19 e fu osservato da una donna, che in aula ha testimoniato in favore del ragazzo, raccontando come questi mentre procedeva in direzione Palermo si fosse improvvisamente trovato l’animale davanti alle ruote, investendolo e successivamente cadendo a terra. L’impatto comportò conseguenze per entrambi: per il cane, che si procurò un’abrasione al pelo, ma soprattutto per il giovane, che cadendo, si ruppe la tibia, tanto da essere trasportato d’urgenza all’ospedale Ingrassia di Palermo, perché gli venissero prestate le cure necessarie. Sul posto, allora, intervennero anche i carabinieri per i rilievi del caso.

Adesso, come succede nella stragrande maggioranza dei casi, il Comune pagherà rinunciando ad opporsi in appello alla sentenza, benchè l’avvocato (come succede anche qui nella stragrande maggioranza dei casi) ritenga che la decisione del giudice sia “emendabile”. Andare in appello, probabilmente la “ratio” della mancata opposizione, comporterebbe con certezza ulteriori spese legali, a fronte di improbabili possibilità di ribaltare la sentenza di primo grado.