Dina e Clemente sospesi momentaneamente dall'incarico. VIDEO interviste
PALERMO, 27 maggio – L’indagine, così come ha rivelato il procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi, è nata quasi per caso. Quando la Guardia di Finanza intercettava le telefonate di Calogero Di Stefano, di Giuseppe Antonio Enea, mafiosi di Tommaso Natale, poi finiti in carcere.
Fu allora che l’attenzione degli inquirenti si spostò su Giuseppe Bevilacqua, considerato figura centrale dell’inchiesta “Agorà”, che è stata illustrata stamattina in Procura dal Procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Vittorio Teresi e dagli uomini della Guardia di Finanza, che la hanno materialmente condotta.
Dalle indagini, che sono ancora in corso e che – sono convinti gli inquirenti – potrebbe portare ad ulteriori scoperte, la figura di Bevilacqua sarebbe quella attorno alla quale ruota l’intera vicenda.
Questi, candidato nel 2007 alle amministrative, ottenne un bottino di circa 700 voti nella zona di Tommaso Natale, pur essendo sconosciuto nel quartiere, perché originario di Passo di Rigano. Un risultato conseguito grazie all’intervento attivo dei due uomini di Cosa Nostra - per usare un’espressione del sostituto Teresi - “nella consapevolezza del loro ruolo”.
Bevilacqua, però, che nel frattempo alle amministrative del 2012 il bottino di voti lo aveva portato a circa 1.100, risultando il primo dei non eletti al Consiglio comunale di Palermo nella lista del Pid Cantiere Popolare, avrebbe pensato bene di mettere a frutto questo pacchetto di preferenze. Motivo per il quale lo avrebbe offerto a Roberto Clemente, candidato alle Regionali dell’ottobre di quell’anno, stringendo il patto che questi, una volta eletto a Sala d’Ercole, si sarebbe dimesso da Palazzo delle Aquile, dove era stato eletto come consigliere comunale, lasciando libero quest’ultimo posto e consentendo quindi l’ingresso proprio di Bevilacqua a Sala delle Lapidi. Patto che Clemente non avrebbe assolutamente rispettato, tanto da ricoprire fino a stamattina il doppio incarico di consigliere comunale e deputato regionale.
Stando alle spiegazioni fornite dalla Procura, però, Bevilacqua il suo pacchetto lo avrebbe messo a disposizione pure di altri candidati all’Assemblea Regionale: Nino Dina, esponente dell’Udc e Franco Mineo (Grande Sud, poi non eletto).
Su Dina l’attenzione degli investigatori si sarebbe accesa a causa di una telefonata intercettata, nella quale, sostengono in Procura, al centro della conversazione ci sarebbe un presunto voto di scambio finalizzato alla firma di un contratto di lavoro riguardante la sorella e la compagna di Bevilacqua.
Questi, inoltre, avrebbe preso l’impegno di sostenere pure la candidatura di Mineo alle elezioni regionali dell'ottobre 2012, ottenendo in cambio la promessa di incarichi alla Regione e l'aggiudicazione di un appalto a favore dell'associazione culturale "I Fiori blu di Sicilia", legalmente rappresentata dalla sorella, Teresa Bevilacqua.
In tutto questo la squallida vicenda dei sacchetti della spesa, che anziché finire nella case dei bisognosi, finivano sugli scaffali di commercianti che la sapevano lunga. Una procedura che – affermano in Procura – sarebbe avvenuta ad opera di Bevilacqua, che i sacchetti li avrebbe pure venduti al prezzo di due euro, anziché far sì che venissero distribuiti gratuitamente agli indigenti (i sacchetti provenivano dal "Banco delle Opere di Carità”, incaricato dall'Agenzia Governativa per le Erogazioni in Agricoltura (Agea) di distribuire le derrate alimentari acquistate con i finanziamenti dell'Unione Europea). E i proventi di questa distribuzione sarebbero serviti per le spese personali di Bevilacqua, comprese quelle delle ricariche telefoniche.
All'Ars questa vicenda si tradurrà in un momentaneo avvicendamento: a nino Dina subentra Tommaso Gargano, primo dei non eletti dell'Udc. Il posto di Roberto Clemente va, invece, a Marianna Caronia.