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Altofonte, coltivava marijuana, con l'energia elettrica rubata: arrestato

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

In manette un giovane dello Zen, da poco trapiantato nel Comune parchitano

ALTOFONTE, 10 maggio - Nel pomeriggio di venerdì scorso i carabinieri della Stazione di Altofonte hanno tratto in arresto N. M., ventiseienne residente nel quartiere Zen di Palermo, disoccupato già noto alle Forze di Polizia. Quest’ultimo, nello specifico, presso un'abitazione presa in affitto da circa tre mesi ad Altofonte, in Corso dei Mille, aveva realizzato un impianto per la produzione e la lavorazione di marijuana, ove per permetterne il funzionamento, che prevedeva un assorbimento di energia elettrica pari a circa 8.000 watt, si era allacciato alla rete elettrica Enel, utilizzando cavi di media tensione oggetto di furto alla società.

Oltre al cavo utilizzato per l'impianto è stata rinvenuta nella sua disponibilità anche una matassa di cavo Enel di provenienza furtiva, di circa 100 metri. L’impianto, del valore di circa 6.000 euro, era composto da 17 lampade al vapore di sodio, condizionatori d'aria ed impianti per il riciclo dell'aria con filtri. I militari hanno rinvenuto nell’abitazione 40 vasi con piante di cannabis di circa 100 centimetri l’una, in varie fasi di crescita e maturazione, e 19 piante in essicazione.

I militari dell’Arma di Altofonte sono arrivati all'individuazione dell'abitazione predetta, in quanto quando le pompe di areazione erano in funzione l'acre odore della cannabis si diffondeva lungo tutta la strada e veniva percepita anche semplicemente transitando dalla zona. Una volta individuata l'abitazione, i militari hanno effettuato diversi servizi di appostamento nella zona sino al momento in cui il reo è stato sorpreso mentre faceva ingresso nella casa.
Per N. M. sono scattati gli arresti con l'accusa di coltivazione di stupefacenti, furto aggravato di energia elettrica e ricettazione di cavo Enel.

Il piemme, prontamente informato, ha disposto per il ragazzo il regime degli arresti domiciliari in attesa di rito direttissimo. In quella sede, il giudice ha convalidato l’arresto ed a seguito di patteggiamento veniva condannato a mesi 18 di reclusione (pena sospesa),6.000 euro di multa e tre mesi di attività lavorativa gratuita presso il centro “Padre Nostro” di Palermo.

· Enzo Ganci · Editoriali

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