Per il giudice monocratico del tribunale di Enna "il fatto non sussiste"
ENNA, 23 aprile – Erano stati denunciati a piede libero per porto abusivo di armi bianche il giorno dell’apertura della stagione della caccia di tre anni fa. Adesso quattro monrealesi sono stati assolti perché il fatto non sussiste.
A pronunciare la sentenza di assoluzione di primo grado è stato il giudice monocratico Giuseppe Tigano, della sezione penale del tribunale di Enna, che ha ritenuto lecito il comportamento di M.F., A.T., R.S. e L.I.S., tutti monrealesi, che il 1 settembre del 2012 si erano recati in territorio di Valguarnera, provincia di Enna, per una battuta di caccia, proprio in occasione dell’apertura della stagione venatoria.
In quella circostanza i quattro venivano fermati dai carabinieri della locale stazione, impegnati in una normale attività di controllo, intorno alle 5 del mattino.
Il controllo dei militari rilevava che soltanto uno dei quattro (M.F.) era titolare di un regolare porto d’armi, gli altri invece ne erano sprovvisti. La successiva perquisizione veicolare, inoltre, consentiva agli uomini dell’Arma di rinvenire, all’interno dell’auto sulla quale viaggiavano i quattro, un coltello a serramanico ed un segaccio. Arnesi che inducevano i carabinieri a procedere col deferimento dei quattro per violazione dell’articolo 699 del codice penale, sul porto abusivo di armi proprie. Il provvedimento, inoltre, costava ad M.F. il ritiro del porto d’armi, ordinato dalla Prefettura, su segnalazione della Questura, così come il divieto di detenzione delle stesse.
In sede di giudizio, il tribunale ha accolto le tesi difensive dell’avvocato Piero Capizzi, legale dei quattro, affermando che il fatto non sussiste, individuando in M.F. il proprietario della armi in questione e ritenendo il coltello ed il segaccio armi finalizzate all’uso della caccia e pertanto di lecita detenzione. L’assoluzione, inoltre, determinerà adesso la richiesta delle misure di revoca del ritiro del porto d’armi e della detenzione che erano state inflitte a M.F. Soddisfatto l’avvocato Capizzi, secondo il quale la sentenza afferma un principio ormai consolidato, riconosciuto da diverse Procure.