Tentata estorsione aggravata ai danni di Natale Giunta, condanna confermata in appello per il monrealese Antonino Ciresi

In primo grado era stato condannato a sei anni di reclusione

PALERMO, 25 febbraio - La Corte d'Appello di Palermo conferma la condanna a sei anni di reclusione, inflittagli in primo grado, per il monrealese Antonino Ciresi, 72 enne, per aver tentato di imporre il pizzo al noto chef palermitano Natale Giunta.

Con Ciresi sono stati condannati pure Giuseppe Battaglia a quattro anni ed Alfredo Perricone a due anni ed otto mesi. Per questi ultimi due, il giudizio di primo grado aveva escluso l'aggravante mafiosa, che invece, è stata riconosciuta loro nel giudizio di appello. Sempre per questa vicenda, nel 2013 erano state inflitte due condanne: una a Giovanni Rao (sette anni ed otto mesi), l'altra a Maurizio Lucchesi.

Ciresi era stato arrestato il 27 febbraio del 2013 dai carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo che avevano dato esecuzione a quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip presso il Tribunale di Palermo.
Le attività d'indagine, coordinate dal Procuratore Aggiunto, Leonardo Agueci e dai Sostituti Procuratori della DDA di Palermo Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, avevano avuto origine dalla denuncia di Natale Giunta, titolare di una società di ristorazione e catering, noto tra l'altro per aver partecipato alla trasmissione televisiva "La prova del cuoco", condotta da Antonella Clerici.

Nel gennaio del 2014, invece, a Ciresi era stato sequestrato un ingente patrimonio per un valore complessivo di oltre 20 milioni di euro, ai sensi della normativa antimafia, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo.
Tra i beni in sequestro figurano, oltre alla società di macellazione e vendita all'ingrosso di carni, anche 2 autovetture, 17 conti correnti, 5 rapporti di deposito titoli e obbligazioni, diverse polizze assicurative e gestioni collettive del risparmio, 2 cassette di sicurezza, anche questi ritenuti frutto o reimpiego di guadagni provenienti da attività illecite.