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Confermata in appello la condanna a 16 anni per Luigi Preiti, che sparò a Giuseppe Giangrande

| Enzo Ganci | Nera e giudiziaria

La difesa aveva tentato la carta della perizia psichiatrica

ROMA, 10 febbraio - La Corte d'Appello conferma in secondo grado la condanna a sedici anni di reclusione per Luigi Preiti, l'uomo che il 28 aprile de 2013 sparò al carabiniere monrealese, Giuseppe Giangrande, ferendolo gravemente, nei pressi di Palazzo Chigi, durante il giuramento del Governo Letta.

Si e' chiusa cosi', in secondo grado, la vicenda giudiziaria del 50enne muratore disoccupato di Rosarno, accusato di plurimo tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di arma e ricettazione. Preiti, lo ricordiamo, oltre ad aver ferito in modo molto grave il brigadiere Giuseppe Giangrande, ferì in maniera piu' lieve l'appuntato Francesco Negri e il collega Delio Marco Murrighile. Un quarto militare, Lorenzo Di Marco, che si trovava nella direzione dei proiettili, riusci' a schivare il colpo.

Due gradi di giudizio non hanno chiarito i motivi del gesto di Preiti: per il Gup Filippo Steidl, che lo condanno' nel gennaio del 2014 al termine del giudizio con rito abbreviato, l'imputato "non sparo' alla cieca" ma mirando "specificamente alle singole persone" perche' "tutti i colpi esplosi" erano "inequivocabilmente idonei ed univocamente diretti a procurare la morte dei carabinieri". Secondo il giudice, l'imputato "aveva progettato l'attentato contro le istituzioni, tanto da rappresentare falsamente al datore di lavoro, per farsi prestare del denaro, di doversi recare nel Nord Italia dal figlio rimasto vittima di un incidente stradale. L'aggravante della premeditazione - scrisse ancora il magistrato - non viene certo meno per il fatto che Preiti avesse inizialmente progettato di sparare a dei politici in occasione dell'insediamento del governo in piazza Colonna ed abbia poi rivolto l'azione aggressiva contro i carabinieri".

Durante il giudizio di primo grado, Preiti, che in una dichiarazione spontanea chiese scusa a tutti ("se potessi mi sostituire a Giangrande prendendomi le sue sofferenze. Non volevo fare quello che ho fatto"), venne giudicato capace di intendere e di volere al momento del fatto. Stavolta, nel processo di appello, ha preferito fare scena muta. La difesa ha provato a giocare la carta della perizia psichiatrica, con una parziale rinnovazione del dibattimento, ma la corte non ha ritenuto di dover disporre questo accertamento. "Sono soddisfatta, la condanna e' stata confermata e va bene cosi' - si e' limitata a dire Martina Giangrande, la figlia del brigadiere ferito presente in aula -.

A Preiti non ho proprio nulla da dire. Mio padre sta meglio, le sue condizioni sono stabili e possiamo dirci soddisfatti di questo risultato". Fra 90 giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza, poi l'ultima parola sara' della Corte di Cassazione. Preiti ha ascoltato la sentenza d'appello senza batter ciglio incassando la condanna a 16 anni di reclusione.

· Enzo Ganci · Editoriali

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