Sono accusati di aver facilitato l'occultamento di cadavere
PALERMO, 30 ottobre – Restano agli arresti Vincenzo ed Antonino Caltagirone, padre e figlio, accusati di aver aiutato Salvatore Maniscalco a disfarsi del cadavere di Concetta Conigliaro, la ragazza, i cui resti erano stati ritrovati carbonizzati nelle campagne tra San Cipirello e Camporeale.
Il Tribunale del Riesame ha integralmente accolto la tesi accusatoria, respingendo le istanze della difesa e confermandone le misure cautelari della custodia in carcere per Antonino e dei domiciliari per Vincenzo, anche sulla scorta della gravità degli elementi a disposizione e della personalità dei soggetti emersa dai loro precedenti, nonché dalla spregiudicatezza che traspariva dai loro intendimenti onde evitare l'addebito delle responsabilità attribuite loro. Entrambi, peraltro, sono stati condannati al pagamento delle spese.
Ancora un passo avanti, quindi nel procedimento penale sulla morte della ragazza la cui scomparsa da San Giuseppe Jato, avvenuta l'11 aprile scorso e segnalata ai carabinieri della locale Stazione solo il 15 maggio dalla madre, era finita nella tragedia del rinvenimento di parte dei suoi resti carbonizzati.
Le indagini coordinate dai sostituti procuratori De Leo e De Somma della Pocura della Repubblica di Palermo e condotte dagli investigatori dell'Arma di Monreale hanno superato positivamente anche il vaglio del Tribunale del Riesame, chiamato a pronunciarsi sulle misure coercitive disposte nei confronti dei Caltagirone.
I due, lo ricordiamo, erano stati notati dai vicini di casa dell'uxoricida, nei giorni immediatamente successivi alla scomparsa, mentre lo aiutavano a disfarsi di ferraglia varia, tra cui un fusto metallico del tutto simile a quello nel cui verranno trovati parte dei resti umani. Subito dopo la macabra scoperta gli investigatori avevano trovato nella loro abitazione altre 7 taniche per carburanti simili a quella rinvenuta affianco ai resti ed immagini sacre, anch'esse simili ad una ritrovata affianco ai resti ed incompatibile con la fede evangelica del marito e della vittima. Peraltro l'esito degli accertamenti tecnici sui liquidi contenuti nella tanica rinvenuta e su quelle sequestrate in casa dei Caltagirone hanno dimostrato la perfetta compatibilità per tipo di carburante.
I due, che già di fronte all'autorità giudiziaria non avevano saputo fornire chiare spiegazioni e che si erano appellati alla loro attività di raccolta di rifiuti ferrosi per giustificare quegli strani traffici, sono stati infatti smentiti dall'assenza di conferimento di materiali presso il centro di smaltimento che era stato per anni il loro interlocutore commerciale.
Hanno inoltre deposto a loro sfavore le intercettazioni ambientali operate sulla vettura loro in uso e quelle telefoniche: nel corso delle conversazioni captate i due avevano infatti cercato di concordare versioni "di comodo" da esporre di fronte a pm e giudici, contestualmente manifestando il timore di venire coinvolti nella vicenda penale e quello, veramente concreto, di venire arrestati.