La Corte Costituzionale dichiara l'incompatibilità tra deputato regionale e amministratore locale

Caputo: "Penso di dimettermi verso fine novembre"

ROMA, 10 novembre – Arriva un colpo ulteriore al cosiddetto cumulo di cariche. Nel caso specifico fra quella di deputato regionale siciliano e quella di amministratore locale.

Ieri, infatti, la Corte Costituzionale ha sancito l’incompatibilità tra la carica di deputato regionale e quella di presidente della provincia di Caltanissetta, che appartengono entrambe a Giuseppe Federico. Un pronunciamento, quello della Consulta, che a Monreale potrebbe rivestire una particolare importanza, dato che la doppia carica riguarda il vicesindaco, Salvino Caputo e l’assessore ai Servizi Sociali, Nino Dina.

La Corte Costituzionale, inoltre, nell’emettere il suo dispositivo, ha affermato un altro importante principio, quello, cioè, che dichiara incostituzionale la leggina regionale 8 del 2009 che consentiva ai deputati di optare per una delle due cariche ma solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza.

È chiaro che il pronunciamento formalmente non riguarda direttamente Caputo e Dina, ai quali ancora non è stato contestato nulla, ma indica un principio ed una strada dai quali difficilmente si può tornare indietro.

L’udienza che riguarda i due amministratori monrealesi al Palazzo della Consulta è calendarizzata per gennaio, ma come afferma lo stesso Caputo, è probabile che prima di allora possano già arrivare le dimissioni. “Mia intenzione – spiega il vicesindaco – è quella di adeguarmi al pronunciamento della Corte Costituzionale. Conto di completare gli ultimi adempimenti comunali per poi dimettermi intorno alla fine di novembre”.

Sulla vicenda vuole accelerare i tempi il deputato Tonino Russo (Pd): “Nei prossimi giorni – afferma – attiveremo tutte le iniziative possibili, affinchè si ponga fine a questa vergogna”. Rivolgendosi agli organi competenti del Parlamento siciliano (Commissione verifica poteri) Russo chiede “di non perdere tempo e di attivare tutte le procedure di rito, previste dalla legge, per superare le situazioni di incompatibilità, cosi’ come accaduto alla Camera dei Deputati”. “Ovviamente laddove ci siano processi in corso - conclude -  chiederemo agli avvocati Fabio Ganci, Antonio Catalioto e Walter Miceli, che hanno seguito finora i ricorsi e che ringrazio pubblicamente, di procedere alla riassunzione dei processi e a porre in essere ulteriori azioni legali, affinchè venga rispettata la sentenza della Corte Costituzionale e i deputati interessati siano dichiarati decaduti”.