Se non arriveranno i soldi, però, riesploderà la protesta
MONREALE, 28 maggio - I lavoratori dell'Ato Palermo 2 hanno deciso di lasciare il Palazzo di Città, dopo una notte di occupazione e di sciopero della fame.
La decisione di abbandonare la stanza del sindaco è arrivata al termine di un acceso incontro, durante il quale si è consumato un duro braccio di ferro, con il sindaco Filippo Di Matteo e il vicesindaco Salvino Caputo.
Lo striscione esibito in bella mostra sul balcone (nella foto) è stato ritirato e lo stato d'animo con cui i lavoratori affronteranno il fine settimana è di un'attesa non tranquilla.
Il fuoco continua a covare sotto la cenere e se le promesse fatte dall'amministrazione non saranno mantenute è probabile che la protesta torni a riaccendersi, anche con toni più drammatici. I lavoratori restano in stato di agitazione e continueranno a non raccogliere la spazzatura che, da questa mattina, campeggia inclemente su piazza Guglielmo offrendosi allo sguardo disgustato dei turisti. Forse saranno garantiti i servizi minimi, cioè proprio la pulizia delle due piazze principali. Ma, nell'arco di qualche giorno, si ripresenterà l'emergenza igienico-sanitaria nelle periferie.
«Già lunedì – hanno spiegato Di Matteo e Caputo – porteremo gli assegni in banca così da potere essere incassati martedì, entro il 10 giugno sarà pagato lo stipendio di maggio, questa volta con la delega concessa al sindaco, così come ha fatto Corleone. Sempre lunedì, inoltre, il dirigente generale del dipartimento regionale Acque e Rifiuti, Enzo Emanuele, potrebbe firmare i decreti di commissariamento».
Per retribuire lo stipendio di maggio, dunque, anche Monreale ricorrerà alla delega di pagamento degli stipendi, mentre le somme per pagare aprile sono transitate sul conto, creato ad hoc, del commissario "ad acta" Vincenzo Vivona. Insomma, si stanno cercando tutti gli escamotage per affrontare l'emergenza, anche se per risolverla sono necessari interventi sistemici.
Da qui lo scetticismo dei lavoratori che temono non vengano mantenute le promesse o, comunque, che si ripresenti lo stesso problema a luglio, quando dovrà essere pagata anche la quattordicesima.
Gli operatori ecologici hanno gridato tutta la loro rabbia per una situazione ormai difficile da tempo.
«La società – hanno detto – non paga alle finanziarie il quinto dello stipendio che cediamo, non ci sottopone alle visite mediche e ci fa lavorare con mezzi inidonei e sui quali non siamo assicurati. Inoltre, non ci retribuiscono gli stipendi e noi non sappiamo più come mantenere le nostre famiglie».