Quale città per il 2014?

"Ci si potrebbe vivere molto meglio, soltanto con un piccolo sforzo"

MONREALE, 1 gennaio - Quale città per questo Duemilaquattordici? E' il disegno urbano con i suoi insediamenti attualmente sottoposti a lavori di adeguamento e recupero. Al centro del quale quell'unicum architettonico di cui fa parte la splendida cattedrale di Santa Maria La Nuova.

Si parla ormai da molti anni del recupero del centro storico e di vitalizzare il cuore del patrimonio architettonico. L'impegno ora è di avviare, dopo tanta incuria, una decisa opera di valorizzazione che unisca ambiente e cultura. Con questo obiettivo il Comune dirà la sua sulla gestione del Museo multimediale interattivo con l'obiettivo di una gestione non localistica, ma di timbro internazionale dalla competenza organizzativa di eventi, sulle attività di studio e la garanzia di mantenere da solo i costi di mantenimento attraverso il pagamento del biglietto di ingresso, la cessione delle sale conferenze, la pubblicazione di libri e la vendita di gadgets.

Un successo ipotizzato, considerando che Monreale conta ogni anno un milione di visitatori e che è destinata a suscitare sempre più interesse nel settore del turismo culturale. Non a caso da alcuni anni è stato tagliato il nastro di numerosi bed & breakfast di una imprenditoria che sta gestendo nel migliore dei modi la situazione dei posti letto. Mentre si fa un gran parlare ancora in questi giorni dell'invio degli ispettori Unesco per il riconoscimento dei monumenti arabo-normanni come patrominio dell'Umanità.

Oggi un timido segnale viene dai giardineri Pietro Pellerito e Antonino Filippello impegnati nel mantenere in maniera esemplare il verde della villa del Tritone del "belvedere" e rettangolo del Chiostro dei Benedettini . Ma occorre dell'altro ancora per una città dove è necessario ripristinare un minimo di regole. Imporre la legalità e il rispetto reciproco, dove è necessario ricostruire un nucleo di doveri che all'inizio sarà difficile da accettare, verrà scambiato come un'imposizione, scatenerà lamentele e proteste, ma alla lunga migliorerà la vita di tutti coloro che risiedono o passano per Monreale.

Una località dove la legalità per certi versi sembra come sospesa, a partire dalla inadeguatezza dell'organico della polizia munucipale, che fa dire agli addetti : "siamo ridotti in poche unità e non si può intervenire su tutto" . Dove non sorprendono più le difficoltà affrontate dai visitatori privati dal trasporto pubblico Palermo –Monreale. Per non parlare delle auto che, inconsapevolmentee in maniera equivoca ,danneggiano non solo l'ambiente, ma anche gli affari di un centro storico fatto di mezzi in doppia fila, tra motorini autorizzati a parcheggiare di fronte alla società culturale Gugliemo II, assieme ad altri mezzi mal posti nel cuore centrale della piazza principale a pochi metri dal duomo. Una città dove non manca quella illegalità che non diventa notizia ma pratica quotidiana: le affissioni che deturpano i prospetti, anche e soprattutto, sul prospetto della chiesa di S.Antonio.

Una città così descritta potrebbe apparire un inferno. In realtà Monreale resta una località straordinaria, che però non è sempre all'altezza di se stessa. Non valorizza appieno le proprie grandissime potenzialità. Ci si potrebbe vivere molto meglio, con un minimo sforzo. Perché non è vero che a Monreale, "non si può fare". La lotta alle cose che non vanno bisogna farla partire dalla battaglia contro le piccole degenerazioni quotidiane, e l'assuefazione che esse generano. Le fioriere usate come porta rifiuti, la passeggiata di via Roma impedita dalle auto anche ai passeggini dei piccoli. Un amministratore che esordisce in difesa di questi principi diventerebbe subito impopolare. Riceverebbe insulti. Ma farebbe a sua piccola rivoluzione.

Smonterebbe una volta per tutte l'altra retorica su Monreale, capitale indolente del più interessante patrimonio artistico. E se tra i candidati che aspirano a condurre nella giusta direzione questa città c'è chi non se la sente di cambiare certe cose, farebbe un gran bene a mettersi da parte per fermare un lungo e improduttivo andazzo.