Strage di Ustica: "La sentenza ci restituisce speranza, ma la verità definitiva ancora è lontana"

Dopo la sentenza della Cassazione, parla Francesco Pinocchio, fratello di due vittime

MONREALE, 29 gennaio - "Per anni è stata calpestata la dignità di noi familiari e soprattutto quella nazionale. Questa sentenza, adesso, ci ridà un po' di speranza e costituisce un passo importante nella ricerca della verità, che ancora deve essere accertata".

A parlare così è Francesco Pinocchio a proposito della sentenza della Corte di Cassazione, che stabilisce che a colpire il DC 9 dell'Itavia che volava sulla rotta Bologna-Palermo la sera del 27 giugno 1980 fu un missile. In quella strage, passata alla storia come "la strage di Ustica", morirono 81 persone, fra cui la sorella ed il fratello di Francesco: Antonella che a quel tempo aveva 22 anni ed il fratellino Giovanni di 12.

Francesco Pinocchio, che aveva 14 anni, da quel giorno si ritrovò quindi figlio unico "con l'obiettivo di pensare ai miei genitori - racconta - e da quel giorno la mia vita è cambiata. Sono stati anni di attesa, una partita a scacchi alla ricerca della verità, che però non arrivava mai. Noi familiari l'abbiamo sempre cercata, ma ce l'hanno sempre nascosta. Se è successo quello che è successo non è stato a causa di una disgrazia, ma per un'azione di qualcuno. Ed invece il silenzio. Un silenzio che fa più male della perdita dei miei fratelli".

Adesso ci sarà un altro passo da fare: dopo che si è stabilito cosa è successo, occorre individuare chi è stato a lanciare quel missile. Su questo fatto, però, le difficoltà saranno ben più grosse e invadono la sfera della politica internazionale, soprattutto nei rapporti con la Francia.

Francesco, che oggi ha 46 anni, vive a Roma con la moglie Antonella ed i figli Miriam e Giansalvo. Fa la spola tra la capitale e Monreale, dove viene a trovare i genitori e cura una piccola azienda agricola che nel frattempo ha messo sù.

"La morte di mio fratello e di mia sorella - dice al telefono - non era più o meno importante rispetto a quella di altri. Il dolore è uguale per tutti. Però facciamo in modo che si possa conoscere la verità, che queste cose non succedano più e che cresca la coscienza civile nei confronti di uno Stato nel quale ancora, malgrado tutto, io credo".