Da quasi quattro secoli il connubio con Monreale resiste alle intemperie degli anni
MONREALE, 2 maggio - Il legame è sempre forte. Il rapporto tra Monreale ed il suo patrono resiste, inossidabile, alle corrosioni del tempo. Quelli che domani faranno una visita nella cittadina, lo potranno constatare.
Sarà il giorno della processione del «SS. Crocifisso», seguita da migliaia di fedeli. Ogni anno, il 3 maggio, infatti, lungo un tragitto estenuante per le vie del paese, che termina a notte fonda, Monreale rende omaggio al simulacro del «Patruzzu amurusu», con una miriade di devoti, provenienti da diverse zone della Sicilia per seguire la «vara», spesso a piedi scalzi. Il rituale si ripete ormai da 386 anni, dal 3 maggio del 1626, quando la festa del SS. Crocifisso fu celebrata per la prima volta per volere dell'arcivescovo spagnolo Girolamo Venero. Un uomo, questo, il cui impegno fu decisivo per sconfiggere la peste del 1625, che anche a Monreale mieté moltissime vittime. Il resto, nell'immaginario popolare, lo fece appunto il Crocifisso, verso il quale la devozione dei monrealesi, già ben radicata, divenne totale ed incondizionata.
La leggenda del SS.Crocisifsso, una di quelle più accreditate, parte dal 1540, quando un gruppo di mercanti siciliani, originari di Monreale, Palermo ed Altarello di Baida, veleggiava nel Mediterraneo, imbattendosi in una nave turca. Lì i marinai siculi notarono un crocifisso sbeffeggiato ed oltraggiato dai musulmani. La cosa li scandalizzò molto, tanto da chiedere di poter riscattare il simulacro, in cambio di una forte somma di denaro. Una volta tornati a casa, però, i mercanti dovevano stabilire l'appartenenza del simulacro. Decisero, quindi, di metterlo sopra un carro trainato da buoi: dove si sarebbe fermato il carro, sarebbe sorta una chiesa che avrebbe custodito il "Crocifisso".
I buoi, ignari della responsabilità che gravava sul loro giogo, si fermarono molte volte e in vari luoghi, cessando definitivamente di viaggiare proprio dove ora sorge la chiesa della «Collegiata», attuale sede del simulacro. La storia, invece, ci racconta che fu ancora Monsignor Venero a commissionare la realizzazione «SS. Crocifisso» alla famiglia Gagini, molto nota a quel tempo in tutta la Sicilia. Ad avvalorare questa tesi fu il professore Angelo Cristaudo, acese, al quale fu conferito l'incarico di restaurare il simulacro gravemente danneggiato dall'incendio dell'1 marzo del 1985. Cristaudo, in precedenza, aveva restaurato il Crocifisso di Assoro, realizzato da Antonello Gagini e tra i due simulacri notò troppi particolari analoghi per non risalire ad un'unica paternità.