Quella delibera doveva essere l'ultimo degli atti

Riceviamo e pubblichiamo...

Salvino Caputo interviene sulla questione precari di Monreale

Signor Direttore,
in considerazione del fatto che ancora una volta va dato atto alla testata giornalistica da Lei diretta di continuare ad animare il dibattito politico su temi importanti per la nostra città, Le chiedo di volere pubblicare questa mia riflessione che prende spunto dalle recenti dichiarazioni riportate sulle colonne del Suo quotidiano del Sindaco di Monreale pro-tempore.

Mi riferisco alla vicenda che riguarda la salvaguardia del posto di lavoro dei contrattisti che da oltre un quarto di secolo svolgono importanti attività lavorative presso l'amministrazione comunale. Credo di essere tra i pochi, per la mia lunga esperienza amministrativa e legislativa, a comprendere le difficoltà che in questo momento si trovano ad affrontare e contrastare i Sindaci.
Le ristrettezze economiche nazionali e la crisi che ha colpito l'intero paese rende difficile ai primi cittadini assicurare servizi senza opprimere i contribuenti con tasse e balzelli vari. Ma è chiaro che tutto questo non può ricadere certamente su chi oggi si trova a difendere l'unico posto di lavoro che ha difeso da oltre 25 anni.

Certamente il Sindaco di Monreale, a pochi mesi dalla scadenza del suo mandato, avrà sentito il dovere di evidenziare una situazione certamente drammatica e lo avrà fatto nel pieno delle sue responsabilità e col conforto degli uffici. In un momento però in cui il governo nazionale sta operando per la salvaguardia del precariato, non soltanto in Sicilia ma in molte regioni d'Italia, e il governo regionale ha sentito il dovere, Presidente Crocetta in testa, di volare a Roma per incontrare il ministro siciliano Giampiero D'Alia e il Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta, proprio per porre l'attenzione del governo sulla necessità di salvaguardare il futuro degli oltre 20 mila precari siciliani, e quindi anche quelli della nostra città, avrei suggerito al Sindaco di Monreale, anche se prossimo alla scadenza del suo mandato, di operare non soltanto con una maggiore prudenza amministrativa, ma di unirsi, così come sembra abbiano fatto i Sindaci delle grandi città siciliane alla delegazione governativa volata a Roma, o come ha fatto il gruppo parlamentare PDL - FI all'ARS, per voce del suo capogruppo, di chiedere al Parlamento e quindi al governo di attenzionare la difesa dei precari siciliani.

Mi rendo conto che la politica amministrativa locale è fatta di delibere e programmazione, ma così come hanno fatto moltissimi primi cittadini siciliani, prima di adottare atti che alla fine diventano controproducenti per i precari, sarebbe stato meglio non solo attendere le decisioni degli incontri romani, ma addirittura agire da protezione proprio per difendere al massimo importanti posti di lavoro di dipendenti anche se precari, che al di là del titolo di studio o della qualifica posseduta, oggi reggono importanti uffici comunali.

Mi auguro che al loro ritorno, il Presidente della Regione, gli Assessori regionali e la delegazione dell'ANCI, da Roma, portino notizie confortanti e in ogni caso l'assunzione di un impegno strenuo a difendere posti di lavoro. Sono questi i momenti, ma questo vale per tutti e non solo per il Sindaco di Monreale, in cui si denota la differenza tra l'ordinaria amministrazione e la capacità di essere interpreti della difesa di tutti i cittadini.

Comprendo, lo ripeto, le difficoltà e la buona fede del Sindaco di Monreale, ma non vi è dubbio che l'adozione di una delibera che rischia di chiudere il capitolo lavorativo dei nostri precari, deve essere l'ultimo degli atti, da esporre solo quando nulla vi è da fare e non certamente una manifestazione di volontà che crea solo panico e sconforto e che indubbiamente fa perdere di tono il necessario rapporto di fiducia tra chi amministra la città e chi continua a servirla ogni giorno col proprio lavoro.
La ringrazio per l'attenzione.