Shoah, all’Armaforte di Altofonte la testimonianza di Ugo Foà

È componente della comunità ebraica di Roma e testimone dell’epoca delle leggi razziali

ALTOFONTE, 22 febbraio – Nell’ambito del progetto dedicato alla “Giornata della Memoria”, Ugo Foà, componente della comunità ebraica di Roma e testimone dell’orrore prodotto con l’emanazione delle leggi razziali del 1938, ha incontrato gli studenti delle classi IV, V della Primaria e III della secondaria dell’Armaforte di Altofonte.

“80 anni fa mi dissero che non potevo più andare a scuola”. Così apre il suo discorso Ugo Foà, un uomo distinto e aperto che non tradisce mai il peso del passato che si porta dietro. Nel 1938 Ugo Foà aveva solo dieci anni e viveva a Napoli con la sua famiglia. Amava andare a scuola e stava per frequentare il primo ginnasio quando, in seguito alle leggi razziali, la sua vita cambiò.


Una storia toccante, una testimonianza necessaria, per non dimenticare. Ha raccontato la sua esperienza: non poté frequentare la scuola e dovette studiare da privatista e subire privazioni e umiliazioni.
Nasce a Napoli nel 1928 e vuole iscriversi come tutti alla prima ginnasiale, ma la madre gli dice di no. È ebreo. In quegli anni, per lui, altre negazioni: non può frequentare il circolo privato di tennis, i compagni e gli amici cattolici non giocano più con lui né con i suoi fratelli; avvisaglie che qualcosa stava cambiando come piccoli segnali che su un’anima di un bambino di 10 anni possono far abbassare il capo e le spalle per sempre. Ma Foà non ha fatto così: ha studiato autonomamente e anche quando, nel dover sostenere esami, gli veniva riservato l’ultimo posto, lui si animava di coraggio e dignità per affrontare i suoi esami che gli avrebbero consentito, dopo 5 anni, nel 1943, di isciversi, al liceo statale per completare gli studi.


Molto toccante il racconto di un episodio circa una professoressa che, invitandolo a sedersi agli ultimi banchi per sostenere uno dei suoi esami in quanto ebreo e, quindi, non “degno” di stare insieme agli altri, gli si avvicinò successivamente e, con una pacca sulla spalla, lo esortò a “resistere” rassicurandolo sul fatto che quello che stava vivendo sarebbe prima o poi terminato.
L’incontro è avvenuto per parlare non solo di storia e del suo passato, ma anche dek nostro futuro, perché un Paese che non ha memoria, non ha futuro.
A distanza di 81 anni dai quei terribili avvenimenti, Foà continua a rendere la sua testimonianza presso le scuole di tutta Italia.
Le quinte dell’Istituto hanno cantato il “Gam Gam” canzone popolare in lingua ebraica, le quarte hanno eseguito “Blowin’in in the wind” e recitato poesie da loro composte, le terze della Secondaria hanno dovuto frenare le molteplici domande che via via nascevano spontanee dopo la testimonianza. Tutti gli studenti hanno contribuito, con la loro curiosità, a rendere gli incontri ricchi e densi di significato, anche commemorando frasi dal diario di Anna Frank e pensieri di Primo Levi.
I brani musicali sono stati eseguiti dei professori Zimmardi, Palumbo, Calì e Romeo.