Altofonte, una strada intitolata ad Emanuele Busellini, 13ª vittima di Portella della Ginestra

Emanuele Busellini

Con un bel video diventa più pressante la richiesta di rendere onore ad una vittima “dimenticata”

ALTOFONTE, 13 aprile – In prossimità del 70° anniversario della morte di Emanuele Busellini, campiere del feudo Strasatto, ucciso la mattina del 1° maggio 1947 in contrada Mungilicasi nei pressi di Giacalone (Monreale) da un gruppo di banditi, Giovanni Pileri, segretario della camera del lavoro “Giuseppe Di Vittorio” di Altofonte in condivisione con l’associazione Portella della Ginestra dei familiari e sopravvissuti alla strage di Piana degli Albanesi, ha presentato al sindaco di Altofonte la proposta di intitolare l’attuale via “Montesanto” proprio a Emanuele Busellini “campiere dei contadini poveri” che risiedeva nella stessa via.

Del gruppo di banditi faceva parte anche Salvatore Giuliano, in fuga dopo avere perpetrato la strage di Portella della Ginestra.

Ma chi era Emanuele Busellini? Era nato a Parco il 3 luglio 1908, campiere del feudo Strasatto, ebbe la sfortuna di imbattersi in contrada “Presto” con un gruppo di banditi tra i quali Salvatore Giuliano, che si dirigeva verso la Cannavera-Sagana, Montelepre dopo aver perpetrato la strage di Portella della Ginestra.

Si avvicinò ai banditi, sorridente e tranquillo, ma fu da questi privato del fucile che portava, sequestrato e condotto fino alla foiba, profonda 30 metri, dove lo uccise il bandito Salvatore Ferreri detto “Fra Diavolo”, confidente della polizia. I banditi fecero poi scomparire il corpo del campiere per cancellare le tracce della loro fuga.

Busellini, 40 anni, lasciava la moglie Caterina La Barbera, incinta di un bambino, Emanuele, che nascerà tre mesi dopo il suo omicidio e una figlia, Angela, di due anni. Il suo cadavere fu rinvenuto due mesi dopo, il 22 giugno 1947.

In primo momento i carabinieri scrissero che il corpo era stato scoperto durante un servizio di battuta. Successivamente il tenente colonnello Giacinto Palantonio dell’Ispettorato Generale di Pubblica Sicurezza per la Sicilia dovette ammettere che ad indicare la foiba fu lo stesso Ferreri “Fra Diavolo”.

Cinque anni dopo, nel 1952, i giudici di Viterbo nel corso del processo sulla strage di Portella della Ginestra accertarono la responsabilità di Salvatore Giuliano e di Salvatore Ferreri nell’omicidio del campiere ma i due non furono condannati perché erano già morti.

Come scrisse ai tempi il comandante dei carabinieri di Altofonte, Busellini era “persona di buona moralità”, che svolgeva l’attività di campiere su incarico dei piccoli proprietari del feudo Strasatto e per difendere gli interessi di quest’ultimi diverse volte si scontrò con i banditi e i mafiosi che spadroneggiavano nella zona.

Salvatore Giuliano, che ben conosceva la correttezza morale e civile di Emanuele Busellini decise la sua soppressione per eliminare un testimone scomodo che potesse rivelare la verità sulla strage di Portella della Ginestra.

La proposta di intestare la via ad Emanuele Busellini e un video documento sono stati realizzati da Giovanni Pileri (Cgil Altofonte ), dall' Associazione Portella della Ginestra dei familiari sopravvissuti alla strage, Toti Inchiappa, il figlio e i parenti di Emanuele Busellini e Giuseppe Daidone che si stanno impegnando per arrivare al riconoscimento di Emanuele Busellini come la 13ª vittima della Strage di Portella della Ginestra.

Allo staff che ha realizzato il video i ringraziamenti più sentiti da tutto lo staff di Monreale News/Altofonte News.