Estorsione, in appello pene pressoché confermate per i taglieggiatori di Giovanni Sala
Il giudizio si è tenuto di fronte la seconda sezione penale del tribunale d’appello
PALERMO, 19 luglio – Pene pesanti confermate in appello per gli estorsori di Giovanni Sala, l’imprenditore altofontino taglieggiato che ha denunciato i suoi strozzini, arrestati in flagranza di reato nel momento in cui riscuotevano il pizzo.
Il giudizio si è tenuto col rito abbreviato di fronte alla seconda sezione della Corte d’appello, un collegio presieduto da Fabio Marino, a latere Salvatore Barresi e Alfonsa Ferraro.
17 anni, 6 mesi e 20 giorni per Salvatore Raccuglia; 5 anni 8 mesi e seimila euro di multa per Salvatore La Barbera; 4 anni e duemila euro di multa per Giuseppe Serbino. Pene in linea, solo leggermente “scontate”, con quanto chiesto dal pg Giuseppina Motisi, che nel maggio scorso, si era uniformato alle condanne di primo grado, inflitte nel febbraio dell’anno scorso.
Non solo estorsioni, pure associazione mafiosa: un quarto imputato aveva scelto il rito ordinario e il 5 dicembre, senza gli sconti di un terzo previsti per l’abbreviato, Andrea Di Matteo aveva avuto 10 anni.
Il processo ha visto pure la costituzione di parte civile anche idel Comune di Altofonte (avvocato Laura Valdesi) e del centro Pio La Torre (avvocato Anna Tirrito).
L'imprenditore è stato supportato nel percorso di denuncia oltrechè nel processo da Addiopizzo con cui era costituito parte civile.
"In un territorio difficile - recita una nota dell'associazione - che ha da sempre rappresentato una cerniera tra gli interessi dei mandamenti mafiosi di Villagrazia di Palermo e San Giuseppe Jato, la denuncia di Giovanni Sala rappresenta una scelte di rottura molto significativa.
Per questo continuiamo ad operare nelle aree anche più periferiche del palermitano, dove la mafia ha storicamente mantenuto forte il controllo del territorio, forse più di quanto possa riuscire a fare, ormai da tempo, in città".