Un focus sull’olivicoltura “parchitana”: si profila un’annata di magra
Tante condizioni hanno influito sulla scarsa produzione di questa stagione
ALTOFONTE, 5 novembre – L'olivo (Olea europea sativa) rappresenta, senza alcun dubbio, la coltura agraria maggiormente diffusa nel territorio di Altofonte e l'elemento rurale più rappresentativo del Paese.
Oltre alla funzione economico-produttiva in senso stretto, legata alla produzione delle olive e dell’olio, questa pianta riveste anche un importante ruolo paesaggistico e di difesa del territorio, infatti, soprattutto nei luoghi scoscesi, con il suo possente apparato radicale, svolge una fondamentale funzione di difesa idrogeologica del territorio.
L’areale di coltivazione è caratterizzato da un’orografia prevalentemente collinare e scoscesa, con pendenze, in alcuni casi, molto pronunciate che rendono, in molti casi, pressoché impossibile una sia pur minima meccanizzazione.
Le realtà aziendali sono costituite da piccolissime aziende, a conduzione familiare con una estenzione media aziendale inferiore a 0.5 ha.
Il panorama varietale è piuttosto stabile, non soggetto a frequenti introduzioni di nuove cultivar. Quelle più diffuse in questa porzione di territorio sono, in ordine di importanza, la “Cerasuola”, che localmente viene chiamata “Marfia”, la “Biancolilla” e la “Nocellara del Belice”; molto sporadicamente si riscontrano altre varietà, con presenza numerica molto limitata. Spesso si tratta di piante utilizzate per riempire fallanze, o talvolta costituiscono un intero nuovo filare rimpiazzato integralmente, per esempio, a seguito di un incendio o altro. In buona sostanza si tratta di piante che non assumono un valore numerico statistico, ma sono, piuttosto, interessanti e utili tentativi di singoli agricoltori di verificare la possibilità di introdurre nel territorio, varietà alloctone, con lo scopo di integrare il patrimonio olivicolo autoctono, costituito dalle prime tre cultivar citate: “Marfia”, “Biancolilla” e “Nocellara del Belice”.
Le tecniche colturali adottate nel territorio sono quelle tradizionali e si concretizzano in una concimazione effettuata nel periodo invernale, da gennaio a marzo, ricorrendo per lo più a concimi complessi e comunque senza tenere conto delle esigenze della specie. In inverno si procede alla potatura e gli interventi spesso sono biennali.
A fine febbraio, in alcuni casi, si effettuano le lavorazioni del terreno per interrare i concimi ed eliminare le erbe infestanti; altri interventi si succedono a fine primavera e in estate. L’irrigazione, invece, viene effettuata solo negli oliveti in coltura mista con altre specie arboree da frutto. Negli oliveti non consociati l’irrigazione non è pratica ordinaria. Gli olivicoltori della zona, specialmente coloro che gestiscono piccole superfici, non ricorrono con frequenza all’uso di prodotti fitosanitari. A ben vedere, infatti, la difesa fitosanitaria è di tipo saltuario ed essenzialmente mirata a ridurre gli effetti dannosi sulla produzione di alcune avversità più importanti quali l’occhio di pavone (Spilocaea oleagina), la mosca olearia (Bactrocera oleae) e la tignola dell’olivo (Prays oleae). Nonostante altre avversità riescano, anche se sporadicamente e solo su alcune piante, a creare alcuni problemi, tra questi l’oziorrinco (Otiorrhynchus cribricollis), il cotonello (Euphillura olivine), la margaronia (Palpita unionalis) ecc.), con l’ausilio delle opportune tecniche colturali ed effettuando uno o due interventi con prodotti fitosanitari è possibile controllarle.
Va sottolineato che interventi tecnico-agronomici come per esempio quello di potatura, sono molto difficili, oltre che pericolosi se devono essere eseguiti su piante molto alte, e, di conseguenza sono molto costosi. A volte, tali interventi, sono ridotti al minimo, nel senso che vengono fatti sporadicamente, proprio perché, talvolta, i costi di produzione superano gli utili di impresa. Tutto ciò, naturalmente, si ripercuote negativamente sulla produzione olivicola e quindi, di quella olearia.
Il periodo di raccolta è compreso, generalmente, tra l’ultima decade di ottobre e la prima quindicina di dicembre. Il metodo di raccolta adottato è manuale, in molti casi agevolato dall’uso di pettini sia manuali che pneumatici.
La produzione olivicola del territorio è destinata, quasi esclusivamente alla trasformazione in olio e in piccolissima parte alla produzione di olive da mensa. La trasformazione del prodotto avviene presso i frantoi locali che utilizzano sistemi a ciclo continuo e alla conservazione si provvede mediante l’utilizzo di silos di acciaio o in contenitori di acciaio in parte presso i piccoli produttori e in parte presso la locale cooperativa di produttori.
L'olio extravergine di oliva prodotto, rappresenta ad oggi il prodotto tipico per eccellenza del territorio di Altofonte. I motivi che ne esaltano la qualità vanno attribuiti sostanzialmente alle varietà coltivate, al microclima dell’areale di coltivazione, alla struttura del terreno collinare e calcareo che consentono di ricavare un prodotto a bassissimo grado di acidità. Non ultimi sono da considerare la modalità e l’epoca di raccolta delle olive, le tecnologie estrattive dell’olio e la conservazione di questa preziosa sostanza grassa, che si ripercuotono soprattutto a carico dell’acidità libera, del numero di perossidi, della composizione in cere, della composizione in acidi grassi, di quella in steroli o di quella in polifenoli.
In generale, l'olio extravergine di oliva prodotto nel territorio, determina all'olfatto un fruttato di grado medio o intenso e al gusto prevale l'amaro ed il piccante, ma è presente anche una punta di dolce. Quest'olio conserva molto bene le proprie qualità gustative nel corso del tempo ed ha un contenuto nutrizionale molto benefico per l'organismo dovuto principalmente alla presenza di beta-carotene, grassi insaturi e tocoferoli.
Purtroppo la stagione olivicolo-olearia 2016-2017, anche nel territorio altofontino, non sarà ai livelli eccellenti di quella precedente, che era stata un’annata da record su tutti i fronti. Alla base di questo deludente risultato, l’alternanza produttiva e un complesso di condizioni micro e macro climatiche sfavorevoli nel corso dell’annata che hanno influito negativamente sulle produzioni, creando un contesto che ha stimolato lo sviluppo di parassiti e patogeni che sono risultati difficili se non impossibili, in alcuni casi, da controllare. Gli attacchi di mosca delle olive, parecchio aggressiva quest'anno, ha obbligato gli olivicoltori in ritardo con i trattamenti o quelli che operano in biologico a una corsa contro il tempo per salvare almeno una parte di prodotto e procedere ad una raccolta anticipata
La raccolta anticipata può salvaguardare la qualità, purchè si mettano in atto accortezze affinchè non si inneschino fenomeni fermentativi su olive già danneggiate da Bactrocera oleae. In questi casi portare le olive in frantoio già a 48 ore dalla raccolta, specie in presenza di giornate calde e di olive umide o piene d'acqua, può significare far innalzare notevolmente l'acidità.
Sul fronte dei prezzi, probabilmente, la situazione rimarrà incerta ancora per alcuni giorni. Ad oggi le prime quotazioni locali, per l'olio extra vergine d'oliva della nuova campagna olearia, oscillano da un minimo di 7.50 euro/Kg ai 8.00 euro/kg, con punte, in alcuni casi anche di 9.00 euro/kg.