La sua coltivazione è poco redditizia e sempre più rara
ALTOFONTE, 24 settembre - Il nespolo comune (Mespilus germanica) appartiene alla famiglia delle Rosaceae ed è originario di un’area geografica localizzata nella Penisola Balcanica sud orientale, nel Caucaso, in Crimea, nel Nord dell’Iran ed in Turkmenistan.
È una specie poco diffusa ed oggi è presente in Europa come pianta spontanea nei boschi di latifoglie o come rinselvatichita negli incolti. Il nome “germanica” attribuitogli da Linneo, nel momento di classificare la specie, deriva dalla sua notevole diffusione in Germania, che il botanico riteneva essere l’area di origine; un’asserzione oggi considerata non corretta.
I suoi frutti erano conosciuti in epoca romana, ed ebbero notevole diffusione nel medioevo, dove venivano utilizzati come febbrifugo, astringente e regolatore dell’apparato epato biliare.
Fino a metà del secolo scorso questa pianta era comunemente coltivata nelle campagne. Attualmente, data la scarsa redditività, la coltivazione è diventata sempre più rara. Continua ad avere un certo interesse nell’hortus conclusus dei conventi, dove ancora oggi vengono coltivate le piante medicinali e le essenze aromatiche, indispensabili per l’ottenimento di vari prodotti che caratterizzano la produzione delle erboristerie dei monasteri e delle abbazie.
Il nespolo comune è un albero di modeste dimensioni: può raggiungere al massimo i 3-5 metri di altezza, ma solitamente ha uno sviluppo ben più modesto. I rami tortuosi sono spinescenti all’estremità; tale caratteristica scompare quando la pianta diventa adulta. I fiori sono grandi e solitari e vengono prodotti in primavera avanzata all’estremità dei rami dell’anno. I frutti sono sferici con epicarpo membranoso e liscio di colore grigio verdastro che a maturazione vira al grigio rossastro.
In Italia le cultivar locali più diffuse sono: “Grosso di Germania”, “Gigante di Castel Rainero”, “Nespolo comune”, “Nespolo d’Olanda”, “Big nespolo”.
Per quanto riguarda il terreno, il nespolo comune vegeta bene su suoli ben drenati e possiede una buona adattabilità nei confronti della diversa fertilità del suolo; bisogna comunque evitare terreni eccessivamente umidi o secchi. È molto tollerante alle temperature invernali molto rigide (-20 °c, -25°c), ma la temperatura ideale per lo sviluppo della pianta è di 18 °c, 20 °c.
Generalmente per la propagazione si ricorre all’innesto. Il portinnesto più utilizzato è il biancospino ma può essere innestato anche su cotogno e su altre rosacee minori.
La pianta è molto produttiva, ma a causa delle ridotte dimensioni del frutto, difficilmente si superano produzioni di 25-30 kg a pianta. Il frutto va consumato dopo un periodo di ammezzimento che porta all’intenerimento della polpa. Altre parti della pianta che trovano utilizzo sono il legno, usato per lavori di intaglio e la corteccia e i frutti immaturi da cui si estrae il tannino da utilizzare nell’industria conciaria.