La “scozzolatura” del ficodindia: una tradizionale tecnica colturale nata per una lite

Il nostro territorio è ricco di queste piante assai amate

ALTOFONTE, 20 giugno - Il ficodindia (Opuntia ficus-indica L.) è una Cactacea, originaria del Messico ed è giunto nel bacino Mediterraneo tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. In diversi paesi è appositamente coltivato per la produzione di frutti e come foraggera.

In Messico è utilizzata per la produzione dei “nopalitos” (giovani cladodi cucinati come verdure). In Sicilia, soprattutto nei territori di San Cono (Ct), come pure alle falde dell’Etna, nella zona di Santa Margherita Belice (Ag) e nel territorio di Roccapalumba (Pa) ha avuto una notevole diffusione la coltura specializzata, indirizzata prevalentemente verso la produzione di frutti a maturazione autunnale detti (bastardoni).
Nel territorio Altofontino, attualmente il ficodindia si rinviene quasi esclusivamente in coltura promiscua con altre specie arboree e la produzione è destinata per la quasi totalità all’autoconsumo ed alimenta un piccolissimo mercato di nicchia nell’ambito locale.
Il panorama varietale è limitato essenzialmente a tre cultivar, che prendono il nome dal colore della polpa e dell’epicarpo del frutto: “Gialla” detta anche “Sulfarina”, “Rossa” detta anche “Sanguigna”, e “Bianca” detta anche “Muscaredda”.
I primi frutti, provenienti dal primo flusso di fioritura (maggio) vengono raccolti nei mesi di giugno-luglio e venduti per essere consumati freschi. Ma, per antica tradizione, per avere frutti maturi anche da ottobre a dicembre, si procede, fra maggio e giugno, alla cosiddetta “scozzolatura” ossia una particolare pratica di potatura verde che consiste nella totale asportazione dei fiori e dei cladodi del primo flusso. La pianta reagisce con un nuovo flusso vegeto-produttivo più abbondante che porterà alla formazione di frutti, i “bastardoni”, caratterizzati da una maturazione più ritardata (ottobre-dicembre), da una maggiore pezzatura e migliori caratteristiche organolettiche.
Si narra che questa tecnica colturale sia stata scoperta casualmente per via di una lite tra due confinanti; uno dei due nell’intento di danneggiare l’altro, una notte distrusse - “scozzolato” - utilizzando un bastone, tutti i fiori delle piante del vicino per non farne sviluppare i frutti, ma alla fine la fruttificazione fu solo ritardata, e si ottenne una quantità e qualità maggiore.
Oggi la tecnica non viene più eseguita con i bastoni ma effettuata a mano con un lavoro molto più delicato e meno dannoso per la pianta.