Ri russu va’ vistuta l’ignoranza matri ri li scecchi e malacrianza

Nel prossimo mese di giugno, considerando, tra l’altro, che siamo finalmente in zona gialla, libera da molti vincoli e restrizioni, ho ritenuto opportuno pubblicare nella Collana della Libera Cattedra di Civiltà Siciliana, fondata da Leonardo Sciascia il 12 Maggio 1988 e diretta dal sottoscritto dopo fine-novembre 1989, un Saggio Letterario dedicato interamente ad un mito della Poesia Siciliana, ovvero Pietro Fullone detto Petru Fudduni.

Scriveva il mitico Giuseppe Pitrè ad hoc: Pietro Fullone è un poeta popolare che improvvisa ed esaurisce in un’ottava, interi concetti. Pietro parlava a nome del popolo ed era considerato l’eroe dei più deboli, quasi un Robin Hood o uno spietatissimo Zorro, giustiziere senza frontiere. I temi delle poesie di Piero Fullone erano: La Povertà, la Religione e la Lotta contro le differenze sociali. In sintesi Pietro è stato un veterano del populismo estremo e leader vincente della cultura di massa. A tre secoli di distanza dalla sua morte, avvenuta il 22 Marzo 1670, di Pietro ci resta la Leggenda Cosmicomica di un poeta mai esistito e restituito alla vita di memoria nel 1600 dai populisti anticlericali e rivoluzionari.

Certamente implodere con l’affermazione “Ri russu va’ vistuta l’ignoranza matri ri li scecchi e malacrianza” è una sfida giacobina che si trascinerà nei secoli successivi al 600. Nel mio Saggio Letterario, ho voluto sottolineare (mantenendomi equidistante ed in perfetto equilibrio armonico sul tema Popolo-Chiesa) lo Snobismo intellettuale, culturale e spirituale di certe autorità ecclesiastiche, proiettate solo al ruolo predominante di Guide e Maestri Spirituali del Popolo, in nome di DIO. Gesù di Nazareth amò il suo popolo e tutti i popoli della terra. Gesù chiamò Sepolcri Imbiancati, gli Scribi ed i Farisei ipocriti e belli a vedersi esternamente, ma pieni di ogni putridume dentro le loro carcasse.
COPYRIGHT ©BY SALVINO CAPUTO