Arriva il nuovo Messale: novità dal ''Padre Nostro'' al ''Gloria''

Le parrocchie potranno già adottarlo e sarà obbligatorio a partire dal 4 aprile 2021, data della prossima domenica di Pasqua

MONREALE, 30 agosto – Il nuovo Messale della Conferenza episcopale italiana è stato presentato a Papa Francesco dal cardinale Gualtiero Bassetti. Il testo, frutto di un lavoro di revisione durato ben 16 anni, presenta un linguaggio rinnovato in più punti.

L'utilizzo del Messale romano in italiano - lo ricordiamo - è obbligatorio dal 10 giugno del 1973 e rappresenta la testimonianza concreta della preghiera della comunità cristiana.
L'approvazione della nuova e terza edizione italiana del Messale romano, avvenuta nel novembre del 2018, da parte di Papa Francesco è giunta dopo il parere favorevole della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti.
La celebrazione della Messa sarà dunque caratterizzata da alcune novità che per alcuni studiosi riguardano una questione filologica nel senso che molte delle variazioni testuali all'interno del nuovo Messale corrispondono a nuove traduzioni prodotte dal lavoro di studio della storia della tradizione del testo e della sua traduzione a partire dall'originale greco.

Ma le novità della traduzione finiscono proprio per rinnovare dei passi della liturgia a cui ognuno di noi è abituato fin da bambino. L'obiettivo della revisione appare, dal punto di vista scientifico, quello di tradurre in modo più fedele l'originale in italiano insieme con quello, dal punto di vista ermeneutico, di applicare una più efficace corrispondenza tra l'originale greco ed il comune sentire ecclesiale. Da tale lavoro la preghiera risulta trasformata nel suo linguaggio tradizionale con la ridefinizione di alcuni dei suoi passaggi fondamentali.
Ecco che all'interno del ''Padre Nostro'', per esempio, al posto del 'non ci indurre in tentazione' ci sarà 'non abbandonarci alla tentazione' e all'espressione 'come noi li rimettiamo' si aggiungerà 'anche' con la frase 'come anche noi li rimettiamo'.
Per quanto riguarda invece l'inizio del ''Gloria'' a prendere il posto della frase 'Pace in terra agli uomini di buona volontà' giunge la nuova versione 'Pace in terra agli uomini, amati dal Signore'.

Se da un lato è vero che spesso tradizione e innovazione si contrappongono, le due realtà si integrano e non possono stare l'una senza l'altra perchè ''la tradizione - come ha affermato Papa Benedetto XVI - non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte. La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini, il fiume vivo nel quale sempre le origini sono presenti. Il grande fiume che ci conduce al porto dell'eternità''.
Una preghiera rinnovata alla luce della tradizione ma più consapevole viene fuori da questa rivisitazione, che produce davvero una profonda novità in grado di coinvolgere l'intera comunità dei fedeli e non solo quella ecclesiastica. Ragion per cui dovremo abituarci alle nuove formule se non vorremo farci trovare impreparati di fronte alla recita delle preghiere che abbiamo appreso a scuola.