Torna in Sicilia la “Testa di Ade”: non sia un altro fallimento come la “Dea di Morgantina”

I due reperti staranno assieme al museo archeologico di Aidone

AIDONE, 8 febbraio – Spesso capita di leggere: dobbiamo elevare a valore il nostro patrimonio culturale per trarne il massimo profitto, ovvero, i beni culturali siciliani non possono non essere il volano della ricchezza dell’isola, ancora, “siamo seduti su di un giacimento chiamato beni culturali e non ce ne rendiamo conto”.

Frasi che, una volta buttate su di un foglio bianco ovvero pronunciate, sono lasciate al loro destino, senza che le stesse vengano riempite di contenuto pratico, di azioni concrete. Non c’è alcun dubbio che la politica siciliana, negli ultimi trent’anni, ha clamorosamente fallito sul piano pratico di come realmente realizzare ciò che pensa dei beni culturali siciliani, di come riempire le tante frasi fatte quando ci si riferisce ai beni culturali siciliani.

Un notissimo quotidiano nazionale qualche giorno fa così scriveva “Torna in Sicilia la “Testa di Ade”, reperto archeologico di grande valore trafugato da Morgantina, restituito dal “J.P. Getty Museum” di Los Angeles che l'aveva acquistata nel 1985 e collocata presso la “Getty Villa” di Malibù. Si è così conclusa l'indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Enna, e i Carabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale hanno riportato in Sicilia la “Testa di Ade”.”

La “Testa di Ade”, quindi torna in Sicilia e precisamente a Morgantina. Morgantina è un’antica città sicula e greca situata nel territorio di Aidone, in provincia di Enna.

La “Testa di Ade” sarà esposta all’interno del Museo archeologico di Aidone, si troverà in compagnia di un altro bene culturale di fama mondiale, la Dea di Morgantina. Eguale destino quello dei due beni culturali, la Dea di Morgantina fu anch’essa acquistata anni fa “J.P. Getty Museum” di Los Angeles e, al termine di un contenzioso protrattosi per anni tra l'Italia e gli Stati Uniti è stata restituita all'Italia nel marzo 2011.

Dai dati sulla fruizione dei beni culturali desumibili dal sito del dipartimento regionale dei beni culturali, il Museo archeologico di Aidone è stato visitato nell’anno:

  1. 2011 (anno in cui gli americani restituirono la Dea di Morgantina) da 48.889 visitatori così composti 21.883 paganti e 27.006 ingressi gratuiti per un incasso di € 115.579,00;
  2. 2012 da 43.015 visitatori così composti 13.410 paganti e 29.605 ingressi gratuiti per un incasso di € 74.743,00;
  3. 2013, da 30,781 visitatori così composti 7.791 paganti e 22.990 ingressi gratuiti per un incasso di € 45.911,00;
  4. 2014 i visitatori sono stati 22.119, 4.816 paganti e 17.303 ingressi gratuiti per un incasso di € 40.234,00.

Non vi è alcun dubbio, alcune volte i numeri parlano, trasmettono tante informazioni, in questo caso, una su tutte: esaurito l’effetto rientro della Dea di Morgantina (anno 2011 proseguito per il 2012 con una notevole flessione dei visitatori paganti), nel 2013 e nel 2014 i visitatori paganti sono stati rispettivamente 1/3 e 1/5 di quelli del 2011.

I numeri sono aridi e impietosi anche per coloro che li amano, figuriamoci per chi scrive che li detesta ma i numeri, come in questo caso, descrivono un fallimento colossale, per usare sempre un termine fin troppo usato del “giacimento” di Aidone. Al “J.P. Getty Museum” di Los Angeles, la Dea di Morgantina era visitata da poco meno di mezzo milione di visitatori l’anno con incassi che noi forse nemmeno sogniamo. Il fallimento è interamente ascrivibile ad una classe politica, capace solo di cambiare assessori e dirigenti generali per meschini giochi di potere ogni sei mesi e incapace di porre in essere, non solo un piano strategico di valorizzazione, di partecipazione e di sviluppo del sistema dei beni culturali, ma anche vere riforme strutturali di carattere esterno e interno al medesimo settore.

Se realmente si vuole estrarre materiale prezioso dal sistema dei beni culturali siciliani, questo deve essere accompagnato da ingenti investimenti esterni e interni al medesimo sistema:

A) di natura esterna a partire dalla trasformazione del "medievale" sistema di comunicazione regionale in apparato efficiente, al fine di favorire gli spostamenti da una città all'altra della nostra regione. Si vuole semplicemente pensare il sistema viario su gomma e su rotaia da un qualunque capoluogo di provincia per arrivare a Aidone? Non vi è dubbio che di questo ammodernamento del sistema dei trasporti ne gioverebbe l'intera economia siciliana e non soltanto il sistema dei beni culturali.

B) di natura interna, ammodernando strutturalmente e tecnologicamente i siti, magari in maniera graduale, ovvero partendo da quei siti che hanno un grande richiamo turistico per poi investire i ricavi derivanti da questi investimenti nei siti cosiddetti minori ma pieni di storia millenaria. Tutto ciò può avere inizio solo e soltanto se si avvia un percorso virtuoso che porti a investire il frutto degli investimenti, nei siti cosiddetti a vocazione turistica e di grande attenzione, per rilanciare l'offerta culturale.

Se si vuole riempire di contenuto e di sostanza le tante frasi fatte su beni culturali, occorre quindi avere un piano strategico di valorizzazione, di partecipazione e di sviluppo e riempirlo di azioni che mirino al coinvolgimento delle comunità e degli attori locali, in una logica di partecipazione alle scelte che permetta al piano di avere una verifica dal basso verso l’alto, attraverso un costante feedback tra le strategie individuate e il processo di consultazione messo in atto. L’acquisizione e il sostegno sociale delle iniziative di valorizzazione è indispensabile perché i progetti non siano soprascritti alla realtà sociale e si integrino fattivamente nella realtà dei luoghi. Proviamo a tracciare alcune linee programmatiche di quanto non è più rimandabile:

  1. progettare e attuare un programma di mostre di durata annuale, per ciascun capoluogo di provincia presa in considerazione, che tendano alla massima valorizzazione dei beni culturali classificati come inamovibili e che potranno essere trasportati, al di là della loro provenienza geografica (luogo di ritrovamento), riunendoli in un unico luogo, intercettando l’interesse di un’utenza, il cui territorio sia facilmente raggiungibile da mezzi di comunicazione veloci e di collegamento nazionale e internazionale e pertanto valorizzabile in tutte le sue attività economiche e sociali (si pensi a città come Palermo, Catania, Trapani, Messina); su questo progetto si potrebbe scrivere tantissimo con il coinvolgimento di università e soggetti territoriali del settore;
  2. progettare e attuare un programma di mostre e manifestazioni al di fuori e a completamento di quanto previsto al punto 1);
  3. aperture serali straordinarie nel periodo giugno-settembre di ciascun anno solare;
  4. Attivare i servizi aggiuntivi (ristorazione, book shop e quanto previsto in tale materia dal codice dei beni culturali;
  5. avviare nei siti culturali procedure e meccanismi di “customer satisfaction”;
  6. razionalizzare e semplificare i procedimenti riguardanti le concessioni d’uso, convenzioni con i comuni, concessioni di patrocini, contributi, tutte azioni mirate ad elevare la qualità delle attività culturali all’interno e all’esterno;
  7. verificare la possibilità di affidare alcuni siti culturali alla totale gestione alla Società Servizi Ausiliari Sicilia, società in house providing della Regione Siciliana.

Il piano strategico di valorizzazione, di partecipazione e di sviluppo dovrebbe essere accompagnato da:

1) una efficiente strategia della comunicazione con azioni che mirino ad attrarre investimenti e rivolti al turismo culturale e alla comunicazione multimediale con un uso massiccio di tutti gli strumenti delle reti tecnologiche:

  1. potenziare i sistemi di informatizzazione/digitalizzazione;
  2. migliorare i sistemi di comunicazione interna ed esterna.

2) da una strategia della valorizzazione risorse interne con azioni che mirino a rivitalizzare il personale interno allo scopo di renderlo attivamente partecipe al processo di rinnovo del sistema:

  1. valorizzare le professionalità interne con l’introduzione profili professionali e l’avvio di un programma di formazione e di aggiornamento per innalzare il livello di competenza tecnica ma soprattutto per gestire in modo efficiente il rapporto con l’utenza.

3) da una Strategia educativa con azioni che mirino a coltivare e a trasmettere il valore dell’arte:

  1. sviluppare un percorso di formazione e di educazione all’arte delle nuove generazioni di ogni ordine e grado;
  2. avviare stage formativi per studenti universitari e post-universitari.

4) da una Strategia dell’immagine con azioni che mirino a identificare immediatamente il personale interno in servizio nei siti culturali che viene a contatto con l’utenza:

  1. dotare di divise il personale in servizio presso i siti culturali che viene a contatto con l’utenza.

È del tutto evidente, riprendendo ciò che mi ha dato la possibilità di riflettere quanto qui riportato, ovvero il ritorno della “Testa di Ade”, che se tutto resta così come attualmente è, dovremmo prepararci all’ennesimo fallimento dell’ennesima meraviglia/giacimento di bene culturale siciliano appena ritornato.