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Dante e il suo linguaggio universale, lezione di Franco Nembrini nel duomo di Monreale

| Giuseppe Cangemi | Cronaca varia

La seconda lezione di Franco Nembrini aperta a tutti si è tenuta ieri pomeriggio

MONREALE, 12 novembre –Dopo l’incontro mattutino con le scuole, ieri pomeriggio Franco Nembrini ha tenuto la seconda lezione su Dante Alighieri aperta a tutti all’interno del duomo di Monreale.

L’evento, promosso dall’arcidiocesi di Monreale, è stato presentato al pubblico da Don Nicola Gaglio, arciprete della Cattedrale. La manifestazione è stata aperta dall’intervento di monsignor Michele Pennisi, arcivescovo di Monreale, che ha ricordato lo stretto legame tra Dante e Guglielmo II, annoverato tra i principi giusti nel XX canto del Paradiso nella Divina Commedia. A seguire, come previsto, ha avuto luogo l’intervento del professor Nembrini.

Franco Nembrini è un insegnante nato a Trescore Balneario in provincia di Bergamo. Dopo il diploma di maturità magistrale si laurea in pedagogia, diventando insegnante di letteratura nelle scuole superiori.

Non si è trattato della tradizionale lezione basata sull’analisi ed esegesi del testo dantesco, ma di una originale performance con cui Franco Nembrini, grande divulgatore della Divina Commedia, ha spinto il pubblico a riflettere sulle tante domande che il testo di Dante suggerisce ancora oggi al lettore. Il professor Nembrini ha offerto una prospettiva per amare ancora di più e rileggere i versi del sommo poeta alla luce delle due dimensioni dell’identità e dell’alterità.

Partendo dalla consapevolezza della distanza che ci separa da Dante e dal suo tempo, a settecento anni dalla sua morte è ancora possibile guardare ai suoi versi come se fossero scritti da un autore contemporaneo. Dante, come ha sapientemente dimostrato Nembrini, è ancora oggi capace di parlare un linguaggio universale, travalicando i secoli che ci separano da lui.

Il suo racconto, come è stato sottolineato durante la lezione, parte da una visione della vita come promessa di bene, bellezza e felicità per cui Dante sente tutta la fatica e il peso di un’esistenza che sembra tradire questa promessa, spingendolo a cercare di capire perché ciò accada attraverso il viaggio che lo porta fino alla visione di Dio. Ma la sua ricerca assume un valore universale capace ancora oggi di guidare gli uomini a cogliere il senso più profondo della propria esistenza, ma soprattutto a non perdere mai la speranza di bene, carità e bellezza.

Un invito rivolto all’uomo di ogni tempo a trovare la propria vocazione, a realizzarsi cogliendo nella realtà ciò che permette di alleggerirsi dalla fatica e dalla paura del fallimento, confidando nella possibilità di arrivare alla felicità e alla luce anche dopo aver conosciuto disperazione e buio.

''C’è una possibilità di dialogo con tutta la realtà - ha affermato Nembrini- perché tutto in qualche modo è vocazione, è una chiamata alla quale devi rispondere. E la vita è una assunzione continua di responsabilità''.

 

 

 

· Enzo Ganci · Editoriali

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