''Ho contratto il Covid in ospedale'', il calvario di un monrealese

Salvatore Intravaia era ricoverato all’Ingrassia. L’Asp replica: “Protocolli rispettati”

MONREALE, 12 aprile – Essere ricoverato per curare una malattia grave e ritrovarsi anche con il covid addosso con il forte sospetto di averlo contratto proprio in ospedale. È la storia, diciamo pure il calvario, di un monrealese di 65 anni, la cui situazione, già più che precaria, è diventata ancora più grave.

Adesso i familiari urlano: “Chiudete quel reparto, prima che venga ulteriormente compromessa la salute degli altri malati”. La vicenda, della quale è stata messa al corrente pure l’amministrazione comunale, è destinata probabilmente ad avere qualche strascico in altre sedi, anche perché i familiari, benché molto provati ed in quarantena, dopo aver scoperto la positività del loro congiunto, annunciano battaglia.
È domenica 28 marzo, la Domenica delle Palme, quando Salvatore Intravaia, 65 anni, monrealese, necessita di un ricovero a causa di una brutta forma di fibrosi polmonare con cui è costretto a fare i conti, assieme ad altre gravissime patologie. Prima di fare ingresso nel nosocomio della Rocca, come da prassi, viene sottoposto a tampone che, fortunatamente, dà esito negativo.

L’uomo, poi, resta ricoverato nel reparto di Chirurgia, al terzo piano dell’Ingrassia. Fino a quando viene dimesso, intorno alle 13. È venerdì scorso, 9 aprile e la moglie Vita Gullo ed il figlio, Giuseppe, ricevuta la notizia delle dimissioni del loro congiunto, si recano alla Fiera del Mediterraneo per fare un tampone. “Per assicurarci di non mettere a rischio la sua salute, già precaria”, dicono. Nel frattempo, avevano provveduto a far sanificare la casa, proprio per assicurare al malato le migliori condizioni possibili di sicurezza.
La salute di Salvatore Intravaia però, continua ad essere a forte rischio, tanto che domenica mattina l’uomo ha una brutta ricaduta che induce i suo familiari e portarlo nuovamente in ospedale. La prassi è identica a quella del primo ricovero: arriva l’ambulanza per trasportarlo all’Ingrassia, ma qui la brutta, bruttissima sorpresa: l’uomo risulta positivo al tampone rapido e la positività viene confermata (ieri) da quello molecolare.
Da qui l’allarme, anche perché, sostengono i familiari, sulla base del racconto del loro congiunto, che l’uomo non sia stato sottoposto a tampone al momento di uscire. “Difficilissimo – afferma la moglie – che mio marito abbia contratto il virus a casa in meno di 48 ore, considerato che è stato a contatto solo con me e con mio figlio, entrambi negativi ed in un ambiente sanificato. Riteniamo che sia doveroso chiudere quel reparto per evitare che possano verificarsi altri contagi. Non è giusto nei confronti degli altri pazienti. Lo abbiamo segnalato ai medici, ma ci è stato risposto di no”.
Dall'Asp spiegano che: “Nel pieno rispetto del protocollo, il paziente è stato sottoposto a tampone sia all’arrivo nel nosocomio, sia in prossimità delle dimissioni. Entrambi gli esami hanno dato esito negativo al Covid 19, come si evince anche dalla cartella clinica.
Per completezza di informazione, si comunica che nella giornata di ieri tutti i degenti e tutto il personale della UOC di Chirurgia dell’ospedale Ingrassia, sono stati sottoposti a tampone con esito negativo”.